“Il progetto #Giovani&Chiesa intende promuovere laboratori di pastorale digitale durante e oltre il Sinodo dei vescovi sui giovani. La piattaforma web non prevede duplicazione d’informazione, essa piuttosto vuole essere un aiuto per educare all’ascolto digitale”. Lo ha affermato questa mattina Fortunato Ammendolia, studioso di “Religious sentiment analysis” e membro della redazione della rivista “Orientamenti Pastorali”, presentando alla 68ª Settimana di aggiornamento pastorale, in corso ad Assisi, il progetto #Giovani&Chiesa promosso dal Centro di orientamento pastorale (Cop) in collaborazione con la diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo in vista del Sinodo dei vescovi del prossimo ottobre. Sarà uno strumento che “permetterà alle comunità parrocchiali di avere indicazioni sui siti attendibili che raccontano il Sinodo, di diffondere ‘Messaggi’ di rilevanza pastorale che prenderanno forma nei lavori sinodali e di favorire laboratori di discussione – ‘Voci dalla scuola’, ‘Voci dalla parrocchia’, ‘Voci dal seminario’ – che permetteranno a gruppi di giovani di esprimersi su uno o più messaggi”. Il progetto si appoggerà anche su Twitter, e “permetterà ad una discussione nel reale di essere espressa nel digitale in testo o video”. Si tratta di “vie verso risposte ragionate – ha spiegato Ammendolia – che tengano conto delle differenze e che respirino della freschezza del linguaggio dei giovani”. “Rilevante sulle condizioni di esercizio – ha aggiunto – sarà l’ambito ‘Forum di pastorale’, pensato come spazio per un dialogo tra esperti”. La piattaforma sarà accessibile in prossimità del Sinodo, sul sito web del Cop.
“Un ulteriore passo di concretezza verso la pastorale digitale, che vuol attivare processi per una umanizzazione della rete”, ha commentato Ammendolia.
“Tutto ciò si inserisce nel solco dell’ascolto digitale, dal quale possono emergere periferie digitali, ovvero periferie esistenziali che si estendono al digitale o situazioni di vita compromesse da un uso distorto del digitale”. Ammendolia ha anche evidenziato che “i media siamo noi”, “immersi in uno stato ‘onlife’ in cui il confine tra online e offline è molto labile”.
“Un ascolto attento nel digitale – ha evidenziato – permette di passare da relazioni deboli come quelle sui social a relazioni che si caricano di senso. Questa è la sfida educativa, che deve trovare accoglienza anche nella Chiesa, vento opportuno per fare della rete uno spazio di comunione”.
Fonte: SIR