Anno 1965, termina il concilio ecumenico Vaticano II, un cambiamento d’epoca per la Chiesa. I giovani, anche solo per la messa in italiano, si mettono con entusiasmo ad abitare la chiesa con passione: ciclostilati, chitarre, aggregazioni spontanee

Anno 1968, cambiamento d’epoca nella società; i giovani non si accontentano più di essere i giovani delle delle tre M: moglie/marito, macchina, mestiere; sognano e manifestano di volere un mondo nuovo.

Basta quindi momenti educativi, fatti di adunanze dove uno insegna, i giovani stanno schierati di fronte, ascoltano e al massimo possono fare domande. Scompaiono con un calo verticale i responsabili di Azione cattolica, i catechisti non si sentono in grado di cambiare modello insegnante-alunno. A questi due cambiamenti d’epoca i giovani rischiano di restare soli. Nella Chiesa non ci sono infatti educatori che si accompagnino a loro e la scuola avrà non poche difficoltà a continuare il  modello di insegnamento classico.

Nella comunità cristiana si inventano nuove figure educative adatte a questo nuovo mondo giovanile e a questa nuova epoca. I nuovi educatori si chiamano allora animatori e la Chiesa, popolata di tante nuove e vecchie associazioni, si dedicata con corsi, campi-scuola, esercitazioni (cf. i Quaderni dell’Animatore in Note di Pastorale Giovanile, i nuovi statuti dell’Azione Cattolica, progetti educativi degli scout, le pubblicazioni di tante associazioni), in parrocchia o  d’estate, in tutti i posti più impensati, a preparare animatori. Così moltissimi giovani e adulti per più di 30 anni sono stati educati alla vita di fede in quella nuova Chiesa e all’impegno educativo in quella nuova società. Per lo meno si è accettata e affrontata la sfida e, per quello che conosco e apprezzo, è stato fatto un buon lavoro.

Oso dire che oggi siamo dentro cambiamenti epocali proprio come avvenne negli anni 65-68. Cambiamento d’epoca per la Chiesa con la figura di papa Francesco e la sua visione di Chiesa come emerge dalla Evangelii gaudium e da tutti i sinodi celebrati con la rappresentanza di tutti i vescovi del mondo (quindi non è solo il punto di vista del papa, che per sé basta da solo per essere autorevole e di adesione veritativa, ma dello stesso corpo episcopale). Cambiamento d’epoca per i giovani e i ragazzi, per tante ragioni culturali (tra le più importanti l’avvento di internet e di tutti i social e strumenti che li popolano), per una non episodica o solo temporanea secolarizzazione, un forte abbandono della pratica religiosa, per la scomparsa o quasi della vita di gruppo che fu per  molti anni lo strumento più studiato e impiegato nella formazione, per la forte diminuzione demografica…

Un altro fatto non secondario è la pandemia da Covid-19, che rivoluziona ancora di più sia la comunicazione sia i valori portanti della vita e la collocazione in un mondo globalizzato, nonostante i muri che saranno sempre più dei muretti.

Ancora però i giovani e i ragazzi rischiano di restare soli a vivere in questo cambiamento di epoca, se non si studiano assieme e si inventano nuovi modelli educativi e soprattutto nuove figure educative. Il catechista, che non è mai stato passivo a guardare, è certo molto in difficoltà se non addirittura non adatto.

Papa Francesco nella Evangelii gaudium ha delineato già i caratteri fondamentali della nuova figura di educatore e nella Christus vivit ha dato anche buone indicazioni per la loro formazione.

Su questi due temi la nostra newsletter, che potrà approdare anche alla rivista Orientamenti Pastorali, non mancherà di continuare la ricerca, e chiede a tutti di mettere a disposizione intelligenza, fede e inventiva per affrontare con fiducia questa sfida e tornare, imparando dagli stessi giovani, ad essere e a preparare figure formative che si accompagnano alle nuove generazioni.

Domenico Sigalini, presidente del COP