Fortunato Ammendolia, responsabile della Comunicazione del COP, informatico
Durante la chiusura “forzata” causata dal lockdown c’è stato «smarrimento», ci si è sentiti «impreparati». Da subito l’interrogativo è stato quello di come essere presenza che ha sapore di Vangelo in una notte di tempesta che ti costringe a stare in casa. Così, una comunicazione mediata, digitale, della quale fino a quel momento si era fatto un uso marginale è divenuta improvvisamente opportunità di reale prossimità. I social media non sono stati utilizzati solamente per trasmettere celebrazioni eucaristiche, o momenti di preghiera, in quella che era l’esigenza di riconoscersi appartenenti ad un’unica fede, ma anche per promuovere solidarietà, organizzare opportunamente volontariato; attraverso il digitale ci è giunto reale – sottolineo «reale» il grido dell’uomo. Rimarrà fissa nelle nostre menti, e a memoria nella storia, l’immagine di una piazza San Pietro vuota con papa Francesco in preghiera, e sullo sfondo il crocifisso ligneo e l’immagine della Salus Populi Romani: nella sera di quel venerdì 27 marzo, la potenzialità della Rete ha portato tanti uomini e donne in cerca di un senso «ai piedi» di quella croce, in quel sagrato dove – si può affermare – è risuonato «onlife», cioè contemporaneamente nel mondo reale e in quello digitale, il grido dell’uomo credente: «Svegliati, Signore». Ma è risuonata pure la parola del Figlio di Dio, incoraggiante: «Voi non abbiate paura».
I punti di forza e i punti di debolezza in questo cambiamento che c’è stato nella pastorale digitale sono numerosi. Ne traccio alcuni. Parlerò in positivo, anche nell’esporre i punti di debolezza. Occorre, infatti, incominciare ed essere consapevoli che la pastorale digitale solleva anche delle criticità.
Il lockdown ha permesso di fare esperienza di pastorale digitale quale tecnologia di comunità, ovvero un’opportunità per (ri)conoscersi, sentirsi parte “curata” – pure a distanza fisica – di una comunità credente. Ciò è accaduto anche in comunità piccole, e non sempre in situazioni ottimali in quanto a strumenti e connessione. In modo particolare, con la messa mattutina in Santa Marta si è fatta quotidiana esperienza di Chiesa universale “visibilmente”, direi “emotivamente”, “visceralmente” accompagnata da papa Francesco. Il papa si è fatto prossimo.
Occorre essere Chiesa nel digitale, anzitutto in ascolto; una Chiesa che non ha sempre la pretesa di dare risposte, ma le cerca con l’uomo nella sua situazione di vita.
Il ricordo del lockdown, con le sue ricadute pastorali, si spera scoraggi nella vita di una comunità frasi come: «Si è sempre fatto così!», consci che l’imprevedibile sopraggiunge e ci cambia.
Per il confronto a distanza si sono scoperte piattaforme di intelligenza collaborativa, per mettere insieme idee ed operare scelte. Grazie ad opportune piattaforme non è mancata la coralità in canto, con concerti realizzati in connessione ciascuno dalla propria abitazione. Tutto ciò apre ad una possibilità di formare e attingere contributi non in presenza; modalità su cui fare opportuno discernimento.
È sempre più evidente che abbiamo bisogno di strutturare piattaforme dove ci sia qualità di vita cristiana, per non saturare la rete di “informazioni” religiose non sempre accurate contribuendo alla cosiddetta infodemia.
Qual è allora il futuro della pastorale digitale nell’azione della Chiesa? Mi piace rispondere partendo da una affermazione di Gesù, che possiamo considerare “icona biblica” per una progettualità del tempo a venire. Nel vangelo di Matteo leggiamo: «Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche». In questo versetto che conclude il capitolo 13 del vangelo di Matteo – e cito un passaggio di un’omelia tenuta nel 1990 dall’allora arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini – «occorre notare l’ordine delle parole di Gesù: cose nuove e antiche, non cose antiche e nuove. Sono nuove, ma pure antiche, perché c’ è la ricchezza interiore dello Spirito di Dio che permette di uscire dai binari usati, stanchi, dell’agire […] per dire qualcosa di autentico, di serio, di nuovo, che è ancora la verità di prima nella quale si riconosce l’unico mistero di Dio rivelato, una volta per sempre, in Gesù Cristo». La Chiesa, quindi, non può che fare tesoro delle novità nel suo agire sperimentato nel tempo di lockdown, e quindi discernere anche sull’abitare il continente digitale. La pastorale digitale, infatti, non è una pastorale altra, o d’élite, o di un gruppo ristretto o di tecnici: essa è parte integrante della missione della Chiesa nell’oggi; ricade nell’accogliere la sfida di annunciare il Vangelo in quest’epoca caratterizzata dallo sviluppo e dalla diffusione di tecnologie digitali e da una connettività pervasiva di dispositivi che finiscono con il “rivestire” l’uomo, la natura, gli oggetti. Le ricadute come sappiamo sono molteplici. Riflessione e prassi in ambito di pastorale digitale aiuteranno a (ri)comprendere nell’oggi una pastorale che è pur sempre fatta di Celebrazione, Catechesi, Carità; la particolare intersezione della pastorale digitale con ciascuna di queste dimensioni costitutive la vita della Chiesa, porterà di certo anche ad una riscoperta della loro natura propria. È il caso di dire «saper trarre fuori dal tesoro della tradizione, restando fedeli a essa, novità coraggiose».
Lo diciamo nel giorno in cui la liturgia fa focus su Chiara d’Assisi, che abbracciò la novità di consacrarsi a Cristo con il linguaggio della povertà proposto da Francesco. Chiara come sappiamo è patrona della televisione e delle telecomunicazioni: secondo la tradizione, Chiara costretta a letto a causa delle sue infermità, nel giorno di Natale ebbe una visione della messa e nel momento della comunione, le fece visita un angelo dandole la possibilità di comunicarsi all’ostia consacrata.
Contributo tratto dall’intervista di Federico Piana a Fortunato Ammendolia, Radio Vaticana, 11 agosto 2020, rubrica su podcast: “La finestra del papa”, seconda parte. Scaricabile su https://www.vaticannews.va/it/podcast/rvi-programmi/la-finestra-del-papa/2020/08/la-finestra-del-papa-seconda-parte-11-08-2020.html
Per gentile concessione.