Domenico Sigalini, presidente del COP
Dopo tutte le ipotesi che ci hanno aiutato – o obbligato – ad andare avanti, speravamo che con il Covid-19 potessimo avere una qualche pausa irragionevole (ma desiderata), e invece dobbiamo rialzare l’asticella della attenzione e forse anche alcune limitazioni di movimento che nessuno si augurava. La fine del periodo elettorale ha aggiustato alcune esuberanze o speranze destabilizzanti; ha riportato a fermare le bocce e a smettere di pubblicare fake news o previsioni tarate, e vogliamo sperare che i politici non si mettano altre maschere che quella anti Covid-19, e non siano sempre in stato di comizi, che pure possono svegliare la gente, ma anche bloccare tutte le concrete progettualità che venivano proposte solo come promesse, quasi tutte irrealizzabili.
La comunità cristiana, a partire dalle parrocchie e dalle diocesi, però vuole riprendere la sua proposta di vita secondo il vangelo e vi si sta applicando; Unità pastorali da impostare e da progettare, terminare entro l’anno il cammino di iniziazione cristiana per i ragazzi che già da un anno aspettano di concludere con il conferimento della cresima e della prima comunione, i matrimoni spostati ora possono essere celebrati, anche se senza la festa di popolo cui ci eravamo abituati. La pietà verso i nostri defunti ritrova un modo sereno di potersi esprimere con un minimo di solidarietà di tutti; i pochi battesimi sono solennizzati anche a partire dal suono delle campane. Alla messa festiva ci si va, con qualche riserva dei più anziani e purtroppo con una grande scarsità di giovani. Gli oratori possono riaprire, dopo la passione che si è espressa nelle settimane estive, con una capacità creativa di giovani e adolescenti, degna anche di maggior partecipazione, ma che ha dato l’idea che ci si può incontrare. La distanza fisica non è distanza sociale, non è assenza di sorrisi, di aiuto vicendevole, di luoghi di incontro e di riflessione con scambio di ragioni di vita per adolescenti e giovani. L’oratorio non può seguire le leggi dei bar. Quello può anche rimanere chiuso e le varie possibilità di scambio, di aiuto scolastico, di dialogo, di riflessione, di gruppi di mutuo aiuto possono ancora esprimere in questo luogo di incontro informale una forza di ripresa capace di ridare energia spirituale a giovani e adolescenti.
Le associazioni devono sentirsi ancora più impegnate a ridare vita alla comunità cristiana e lo hanno fatto tutta l’estate con fine settimana, giornate di spiritualità, incontri di programma, partecipazione alle loro reti di comunicazione. Se ne è apprezzata ancora di più la capacità di fare rete tra di loro e con tutti i simpatizzanti.
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