Domenico Sigalini – presidente del COP
Vedo due fidanzatini non di primo pelo che già da un po’ stanno tubando in tutte le forme possibili, e so che hanno amici sposati (chi bene e chi male), e vorrebbero decidersi: la casa c’è, qualche soldo è messo da parte, il papà garantisce una rete di protezione, il lavoro per tutti e due è quasi uscito dalla precarietà. Ma non riescono a fare il volo. Sono già più avanti di quei due giovanotti che avevo incontrato in treno, di ritorno dall’aver visitato le rispettive fidanzate. Quanti anni avete? Ventisette. Ma non vi sposate ancora? Tutti e due, quasi avessero fatto le prove, alzano le mani ed esclamano: Abbiamo la mamma! Sicuramente con una decina di emme, per significare il caldo abbraccio e la furba comodità del materasso e della lavatrice. Questi, invece, si vogliono decidere: hanno bisogno di alcune ragioni che diano la spinta. Tre o quattro gliele fornisco io; le altre, spero che abbiano amici che gliele testimonino.
Sì alla coppia
Questo tempo dell’amore sembra oggi difficile da vivere. È difficile riuscire a mettersi assieme, far diventare dialogo profondo il sentimento, uscire dalla solitudine in cui si è stati troppo tempo, trovare finalmente un’intesa, aiutati dalla forza insopprimibile della sessualità. È difficile districarsi tra quel mare di immagini, di provocazioni, di esperienze, di fallimenti che sbattono davanti gli adulti con la loro vita, con i loro interessi e con le loro TV. Non bastano le cose, non bastano i soldi, non ti riempiono la vita le gite, il trekking e gli sport anche quelli estremi. È sempre e solo una persona, e anche quella non in qualsiasi modo.
Sì al sacramento
Ma che c’entra Dio con il nostro amore? Non sospettano i due innamorati che i loro approcci, le loro ansie, il loro cercarsi aveva alle spalle uno sguardo d’amore. Non sospettano che quando un uomo e una donna si vogliono bene mobilitano direttamente il Creatore, toccano un nervo scoperto che fa aprire direttamente il cielo, sbalzano dal letto il buon Dio, perché lo stanno incarnando di nuovo sulla terra e imprigionando nel loro amore. E volete che non gli interessi questo ritratto, che lo lasci mettere nella categoria dei porno, che sia riducibile a esercizi di sessualità, che sia una consumazione di pur sani egoismi, ma sempre egoismi, non aperti alla vita? L’amore trova la sua pienezza nel matrimonio e lì, nel matrimonio, c’è un amore che non muore, perché ha la forza stessa di Dio. Come può Dio essere estraneo all’amore tra un uomo e una donna se è lì che si fa presente, se è lì che le persone realizzano l’amore di Cristo per l’umanità e per la Chiesa?!
Sì all’amore fedele
È lo Spirito che ci fa accettare di essere a immagine di Gesù Cristo, cioè che ci fa accettare che Gesù non è un soprammobile, un «si fa per dire», un esempio bello, ma impossibile, ma la nostra verità stessa. E mentre delinea in noi i contorni della figura di Gesù, nella vita di due che si vogliono bene delinea i contorni del rapporto sponsale tra Cristo e la Chiesa. E come Cristo non ha abbandonato né l’umanità né la Chiesa quando lo inchiodavano alla croce, così anche ogni matrimonio stabilito nel Signore si conserva come definitivo anche quando è diventato una crocifissione. Per chi crede, Cristo è sempre lì a dare forza, conforto, speranza. Chi si impregna di questo spirito nei giorni felici, potrà continuare a vivere con questa speranza nelle ore difficili.
Sì ai figli
Ma perché due sposi che hanno trovato un buon equilibrio tra loro a fatica, un giorno perdono tutto e lasciano spazio a uno, due, tre figli? Aprirsi alla vita vuol dire sperare: è vedere oltre, è non cedere all’evidenza, è avere in cuore una attesa certa, è vivere di sogni che si realizzano, è non dire in nessun caso: «ormai», è vivere da sentinelle non da becchini, è non aver paura del futuro, è non adattarsi a chi ti dice di tenere i piedi per terra, è scrollare di dosso il torpore e la depressione, è affidarsi alla certezza dell’amore di Dio, è puntare un laser sull’eternità, è sapere che la vita continua, è credere che il seme porta sempre frutto e continua la tua vita, è collaborare con Dio per tenere viva l’umanità, è una manina indifesa nella mano callosa di un papà, è avere qualcuno che ti domanda sempre «perché», è vegliare di notte sulla sofferenza innocente, è far scoppiare un futuro per la vita.
Allora è bello e necessario avere figli e godere della vita che Dio ci ha dato.
Tratto da Orientamenti Pastorali 6/2023, EDB. Tutti i diritti riservati.