Giacomo Ruggeri – professore di teologia pastorale presso l’Istituto Teologico di Pordenone, affiliato con la Facoltà Teologica del Triveneto – itapn.it

Il sottotitolo, forse, potrà far sorridere più di qualcuno, nel dire: in molte parrocchie italiane è ancora il prete che sceglie la linea pastorale, decide cosa fare-non-fare, e così via. La storia, però, non fa sconti e i parroci che persistono su tale linea, di fatto, frenano un cammino impossibile da bloccare. Il percorso del sinodo dei vescovi sulla sinodalità richiesto e voluto da papa Francesco, con le rispettive declinazioni operative da parte della Chiesa che è in Italia e nelle singole diocesi, ha realizzato un modo di pensare-progettare che strutturerà la pastorale italiana, pena l’essere travolti dalla storia.

Nella diocesi di Concordia-Pordenone (una delle quattro del Friuli e parte della Regione ecclesiale Triveneto) si è avviato uno stile che vede insieme ad unico tavolo di dialogo e confronto genitori, operai, commercialisti, sacerdoti, religiose, seminaristi, studenti dello Studio Teologico, diaconi. Le oltre diecimila pagine di contributi e riflessioni, frutto della fase sinodale dell’ascolto, hanno dato vita alla stesura redazionale del cosiddetto Instrumentum laboris, sessantacinque pagine dense e intense, per un totale di 142 preposizioni, frutto di un lavoro certosino di più persone, consegnato ai cinquecento delegati e alla diocesi tutta. I 500 delegati si sono incontrati fino al mese maggio 2023 per riflettere e confrontarsi sui cinque temi scelti: 1) il coraggio di cambiare: la Chiesa in uscita; 2) il battesimo: un dono di vita; 3) scelte audaci per un nuovo tessuto ecclesiale; 4) a servizio della comunione: le ministerialità ecclesiali; 5) scelte audaci per l’annuncio del vangelo nel nostro tempo.

1) Il coraggio di cambiare: la Chiesa in uscita

Nel primo tema sono state individuate tre aree: il volto missionario della Chiesa; la comunicazione vitale della liturgia; l’attenzione ai poveri e alle diversità. Nel testo sono riportate alcune espressioni raccolte nella fase di ascolto. Tali espressioni, a mio avviso, sono da snodo contenutistico, metodologico, prospettico. Come contenuto: quella che poi sarà la scelta pastorale di una parrocchia sarà la risultante di un cammino che ha intrecciato la voce delle persone che, per vari motivi, hanno scelto altri luoghi e modi per nutrire la propria religiosità. Non in parrocchia. Come metodo: senza ascolto delle persone si reitera un messaggio cristiano dis-incarnato dal contesto sociale. Come prospettiva: il discernimento non è uno strumento da applicare e poi riporre, come un’apri-bottiglia. È come il respiro dell’aria: permette di vivere. Ed ecclesialmente parlando permette di essere significativi come parrocchia e Chiesa in questo tempo.

2) Il battesimo: un dono di vita

Su questo tema particolarmente indicativo è quanto riportato nell’Instrumentum laboris, ai nn. 44-45: «Se i genitori non vogliono o non possono impegnarsi nell’educazione religiosa domestica e non riescono a vivere alcun legame con la comunità cristiana vanno comunque accolti e vanno offerti loro itinerari catechistici personalizzati. Si mettano in atto alcuni percorsi di preparazione al battesimo con un cammino più diluito nel tempo, anche mettendo insieme più coppie che intendano percorrerlo. L’auspicata esperienza di condivisione e di accompagnamento dei genitori prima e dopo il battesimo è bene che abbia un carattere eminentemente domestico, con incontri coppia per coppia o in piccoli gruppi di coppie. Gli operatori siano preferibilmente laici, ovvero – per quanto possibile – coppie di sposi partecipi e ben inserite nella vita della comunità cristiana, dopo aver ricevuto una formazione specifica».

3) Scelte audaci per un nuovo tessuto ecclesiale

Quello degli adulti è un ambito sul quale la teologia pastorale e la prassi parrocchiale sono chiamate a convergere molte più energie, a fronte di un forte investimento – importante, ma non totalizzante – sugli adolescenti (cf. grest, oratorio). L’adulto è il tallone d’Achille della parrocchia italiana. Ai nn. 54 e 56 si legge: «Ogni giorno lo Spirito suggerisce alla Chiesa: «Alzati e va’», come ha fatto con Filippo indicandogli il carro dell’eunuco di Candace (cfr. Atti 8,26-40). Ci indirizza a essere presenti là dove vivono gli uomini e le donne del nostro tempo, nei loro ambienti di vita, per ascoltare cosa portano in cuore, cosa pensano, raccogliere le loro inquietudini. Un’attenzione particolare meritano le famiglie che vivono momenti di difficoltà e di crisi, tra coniugi e/o con i figli. La comunità cristiana, valorizzando anche cammini già esistenti, offra percorsi formativi e luoghi di ascolto con differenziate modalità di accompagnamento e supporto per coppie che soffrono problemi di relazione, che sono in procinto di separarsi o già separate, come pure per quei genitori che vivono difficoltà nella relazione educativa con i figli e altre forme di fatiche».

4) A servizio della comunione: le ministerialità ecclesiali

La parrocchia, certamente, è un punto importante, ma se al suo interno viene meno la comunità cristiana – anche piccola – rimane l’istituzione, non più il vissuto credente. A tal proposito nell’Instrumentum si evidenzia: «Nel caso di comunità parrocchiali molto piccole non dovrebbero comunque mancare alcune persone motivate e disponibili riconosciute come gruppo parrocchiale di partecipazione e di riferimento, investito di un ministero specifico. Ciò appare molto importante perché una comunità locale, viva e armoniosamente organizzata si sente parte della Chiesa diocesana, si collega in rete con le comunità vicine, partecipa alla pastorale integrata dell’unità pastorale se nascono relazioni fraterne e collaborazioni creative con altri fratelli o sorelle in contesti più aperti».

5) Scelte audaci per l’annuncio del vangelo nel nostro tempo

Quella della vita comune tra preti è uno degli snodi avvertiti dalla gente: «Occorre orientarsi con più determinazione a scegliere la vita fraterna come una dimensione essenziale dell’essere vescovi, preti e diaconi nei tempi e nel mondo di oggi. Quando un prete stringe relazioni significative con i confratelli e con i fedeli laici, oltre che con il vescovo, può affrontare gli ostacoli del cammino: delusioni pastorali, aridità spirituali, difficoltà affettive».

Guardare oltre l’Assemblea sinodale

Le questioni sociali e culturali di oggi richiedono formazione e aggiornamento costante. Lo studio della teologia dovrà trovare un modo diffusivo e alternativo alla prassi attuale: la gente è sempre più stanca di tanti incontri proposti dagli uffici diocesani, perché la vita quotidiana è sempre più oberata. Si dovrà fare una scelta metodologica diversa perché, se la pastorale è chiamata a cambiare, anche la modalità di formarsi dovrà adeguarsi al cambiamento. I contenuti ovviamente sono importanti, ma lo stile frontale per trasmetterli necessita di essere integrato con l’esperienza sul campo, andando a conoscere proposte già in atto sul territorio. Anche nel più piccolo paese di montagna vi sono presenti come residenti minimo 3-4 etnie, ed è su questa realtà che la stessa formazione iniziale del Seminario sarà chiamata a caratterizzarsi con il tratto dell’internazionalità. L’esperienza dell’Erasmus, in tal senso, ha molto da dire e da dare ai nostri Seminari in Italia, come contenuti, metodo, prassi.

Tutto l’articolo su Orientamenti Pastorali n. 9/2023. Tutti i diritti riservati.