Fortunato Ammendolia – informatico e animatore della comunicazione e della cultura del COP, esperto di pastorale digitale, intelligenza artificiale ed etica; invitato presso la Pontificia Università Urbaniana

Un progetto a difesa della buona comunicazione

«Blastare, ovvero attaccare e zittire l’interlocutore dall’alto di una presunta superiorità intellettuale e morale. Hate speech, ovvero incitare all’odio…. In rete spesso l’aggressività domina tra tweet, post, status e stories. È vero che i social media sono luoghi virtuali, ma è vero che le persone che vi si incontrano sono reali, e che le conseguenze sono reali. Per questo oggi, specie in rete, dobbiamo stare attenti a come usiamo le parole». Si tratta di un pensiero consegnateci da Rosy Russo, una professionista della comunicazione digitale, madre di quattro figli, donna attenta al suo abitare la rete e a quello dei suoi figli. Racconta: «La presenza di ostilità in rete, in una sera di agosto del 2016 (a valigie per le vacanze già pronte) mi ha portato a lanciare un SOS ad alcuni amici e colleghi: “È possibile invertire la rotta?”. È proprio in una risposta appassionata a quest’istanza, che ha unito tante persone intorno a una questione rilevante, che ha preso forma il progetto “Parole O_Stili”, di cui “Il Manifesto della comunicazione non ostile” è bussola». Rosy Russo specifica: «Si vuole diffondere l’attitudine positiva a scegliere le parole con cura e la consapevolezza che le parole sono importanti, ma anche a riflettere su questioni rilevanti dietro le parole fake news, cyberbullismo, revenge porn, body shaming…».

Il manifesto, cuore del progetto

«Il Manifesto della comunicazione non ostile» elenca dieci principi di stile atti a migliorare lo stare in rete. «È nato in rete ed è per la rete. È il risultato di un coinvolgimento online di esperti e utenti generici, di rielaborazione di risposte e di votazione di principi. Una sorta di lavoro “sinodale” online», commenta Rosy Russo. «Concretamente, come si evince dalla sua presentazione, esso vuole favorire comportamenti rispettosi e civili; vuole che la rete sia luogo accogliente per tutti. Va inteso come un impegno da assumere, una responsabilità da condividere. Di qui la scelta di spiegare ciascun principio usando la forma della prima persona». Prima di entrare nei contenuti del Manifesto, Rosy Russo, a scanso di equivoci, specifica: «Nell’esprimere il Manifesto non si è inteso trovare una affinità numerica con la nota elencazione veterotestamentaria dei dieci comandamenti: i dieci principi fissati, di fatto, sono stati ritenuti tutti necessari». Eccoli: Il primo principio afferma: «Virtuale è reale. Dico e scrivo in rete solo cose che ho il coraggio di dire di persona». Principio che di fatto ci colloca nella dimensione onlife della vita d’oggi, dove per l’appunto è venuto meno il confine tra reale e virtuale (digitale). Il secondo principio evidenzia che «Si è ciò che si comunica». Detto in prima persona: «Le parole che scelgo raccontano la persona che sono: mi rappresentano». Il terzo principio afferma: «Le parole danno forma al pensiero: Mi prendo il tempo necessario a esprimere al meglio quello che penso». Il quarto principio apre a una comunicazione capace di attenzione: «Prima di parlare bisogna ascoltare». E, ricentrando sulla persona, afferma: «Nessuno ha sempre ragione, neanch’io. Ascolto con onestà e apertura». Il quinto principio evidenzia che «le parole sono un ponte». Di fatto: «Scelgo le parole per comprendere, farmi capire, avvicinarmi agli alti». Il sesto principio enuncia: «Le parole hanno conseguenze». E apre alla consapevolezza del «so che ogni mia parola può avere conseguenze piccole o grandi». Il settimo principio afferma: «Condividere è una responsabilità. Condivido testi e immagini solo dopo averli letti, valutati, compresi». L’ottavo principio evidenzia che: «le idee si possono discutere. Le persone si devono rispettare. Non trasformo chi sostiene opinioni che non condivido in un nemico da annientare». Il nono principio ricorda che «gli insulti non sono argomenti». Detto in prima persona, suona così: «Non accetto insulti e aggressività, nemmeno a favore della mia tesi». Il decimo principio apre all’importante realtà del silenzio: «Anche il silenzio comunica». Passando al concreto, l’indicazione è: «Quando la scelta migliore è tacere, taccio».

Tra declinazioni e traduzioni del manifesto, invito al discernimento

Rosy Russo evidenzia che da quell’appello in rete dell’ottobre 2016, che è alle radici del Manifesto, alle questioni e alle parole «positive» risuonate nei successivi «Festival della comunicazione non ostile» – eventi al contempo di approfondimento e di diffusione dei dieci principi e dello spirito che li tieni uniti –, le ricadute del progetto «Parole O_Stili» nel sociale sono da considerarsi notevoli. Anzitutto nel mondo della scuola, con l’obiettivo di promuovere iniziative volte a favorire buone pratiche di comunicazione non ostile e cittadinanza digitale. L’offerta formativa per la scuola è rivolta a docenti, studenti e genitori e desidera promuovere una maggiore consapevolezza dello stare nella cultura digitale. Ciò si concretizza sia nell’accompagnare le nuove generazioni nel processo di riflessione e maturazione della loro identità digitale sia nel formare docenti e genitori a comprendere le dinamiche e i funzionamenti delle stanze digitali abitate dai più giovani, e favorirne pienamente la funzione di «guide». «Altre ricadute – specifica Rosy Russo – negli ambiti dell’azienda, dello sport, dell’infanzia, della politica, della pubblica amministrazione, nonché della scienza, hanno portato a una declinazione propria del Manifesto, per ambito, sul fronte dell’agire specifico a commento di ciascun principio». Un particolare accento è posto dalla presidente di “Parole O_Stili” sulla particolare declinazione del Manifesto sul focus dell’inclusione. Russo argomenta: «Come sappiamo le relazioni sono il cuore dentro e fuori la rete. In particolare, abbiamo provato a capire cosa significa “virtuale” se l’attenzione è spostata sugli ultimi. Allora, il primo principio, riletto come azione della persona, diviene: “Comunico in rete come faccio nel mondo reale, rispettando le persone e le loro differenze, le fragilità e i punti di forza. Scelgo di includere, senza giudicare o discriminare”». In sintesi, la declinazione del Manifesto sul focus dell’inclusione apre a scegliere parole che sappiano superare le differenze, oltrepassare i pregiudizi, abbattere i muri dell’incomprensione. Parole che ci liberino dalle etichette, che non ci isolino, che non ci facciano sentire sbagliati. È il Manifesto di chi quotidianamente rischia di restare ai margini». Una declinazione del Manifesto che ha ispirato l’illustrazione dell’artista Viola Gesmundo dal titolo «Le parole ci uniscono».[i] Per mezzo della realtà aumentata, interagendo con l’opera attraverso uno smartphone, questa si animerà in un breve cortometraggio, di fatto il racconto di come ognuno di noi sia aggrappato al linguaggio e che, quando questo viene meno, tutte le relazioni che ci legano cadono nel vuoto, proprio come i personaggi rappresentati[ii]. Rosy Russo, infine, ci aiuta a estendere lo sguardo. Osserva che «il consenso a “Il Manifesto della comunicazione non ostile”, è favorito anche dalla risposta di quegli amici nel mondo che attraverso traduzioni permettono a questa “carta” di parlare altre lingue».[iii] Nel sito l’invito a nuove traduzioni è attivo, e ricade in quella responsabilità a condividere. D’impatto e interessante risulta la traduzione proposta in Emojitaliano: per una comunità digitale discernente onlife può essere il punto di partenza per entrare nella lettura della forma base del Manifesto. Si ricorda che quella di digitali discernenti onlife,[iv] è anzitutto una necessaria dimensione esistenziale per gli uomini e le donne di oggi, chiamati ad «aprire gli occhi» nel flusso delle connessioni digitali su ciò che si scrive, nella foto che si posta, nel commento che si lascia, nel profilo che si attiva, perché s’impari a decifrare, riconoscere, distinguere, capire, riflettere, accettare, accogliere, scegliere, decidere, e agire con digitale intelligenza,[v] consapevoli dell’impatto sulla vita o, per dirla con il linguaggio del Manifesto, che «virtuale è reale». I contenuti multimediali del sito (www.paroleostili.it) e dei canali social del progetto «Parole O_Stili» possono essere di utilità per attivare con creatività processi di discernimento per abitare la cultura digitale: dai video, come quello del manifesto[vi] e quelli del dire il digitale ai bambini con animazioni, alle espressioni in canto dei principi del Manifesto (del rapper Rocco Hunt), ai webinar e a messaggi di testimonial, tutto è invito al «se taci, taci per amore; se parli, parla per amore». Ci piace richiamare l’espressione di Jorge Mario Bergoglio, ripresa dalla prefazione al libro «Non sparlare degli altri» di Emiliano Antenucci, frate cappuccino appassionato di mistica e di spiritualità, che ben inquadra il progetto oggetto del nostro focus: «Le parole possono essere baci, carezze, farmaci oppure coltelli, spade o proiettili». E aggiunge: «Siamo terroristi, quando buttiamo le bombe del pettegolezzo, della calunnia e dell’invidia». La pace comincia da una parola.

#Cambiostile.

Tratto da Orientamenti Pastorali n. 3/2024. EDB, Bologna. Tutti i diritti riservati.

 

[i] S’invita il lettore a visionare l’opera alla pagina web https://paroleostili.it/inclusione/:

[ii] L’animazione è stata possibile grazie al supporto di Bepart e Carlo Mossetti. Le indicazioni per il download dell’app. Bepart sono nella pagina web.

[iii] Italiano, inglese, francese, spagnolo, albanese, arabo, armeno, bulgaro, catalano, ceco, cinese, danese, croato, ebraico, emojitaliano, esperanto, filippino, finlandese, giapponese, greco antico, greco moderno, hindi, latino, lituano, olandese, polacco, portoghese (eu), portoghese (br), rumeno, russo, serbo, sloveno, singalese, svedese, swahili, tedesco, ucraino, ungherese, urdu. https://paroleostili.it/traduzioni/ (consultato il 10 marzo 2024).

[iv] F. Ammendolia – R. Petricca, Chiesa e pastorale digitale. In uscita verso una società 5.0, Il pozzo di Giacobbe, Trapani, 2023, pp. 177,178.

[v] Cf. G. Ruggeri, Prete in Clergyphone. Discernimento e formazione sacerdotale nelle relazioni digitali, Il Pozzo di Giacobbe, Trapani, 2018, p. 95.

[vi] https://www.youtube.com/@ParoleOstili.