Al via, presso il Centro Pastorale Ambrosiano di Seveso (MB), la 73.ma Settimana nazionale di aggiornamento pastorale (24, 26 giugno 2024), proposta dal COP per considerare la questione della missione nei grandi centri urbani. L’evento, dal titolo “Per una parrocchia sinodale, missionaria e sempre vicina alla gente. Nella creatività dello Spirito”, è rivolto agli operatori pastorali delle diocesi italiane (vescovi, presbiteri, diaconi, religiosi o religiose, seminaristi, laici, docenti di religione).
Dopo la preghiera di apertura, in cui è stata messa in risalto l’icona della Settimana (At. 10,34-48 – Il battesimo di Cornelio), con una lettura secondo il documento del Sinodo 2021-2023, è stato proiettato un cortometraggio introduttivo, preparato dal COP in collaborazione con l’Ufficio per le comunicazioni sociali della diocesi di Milano. Il video ha consegnato ai convegnisti (circa una sessantina, tra modalità in presenza e modalità in remoto via Zoom) l’atteggiamento «centrifugo» di Montini – evidente già nella Missione della Milano del ’57 –, ed una riflessione sull’Homo Urbanus maturata grazie all’apporto del cardinal José da Cruz Policarpo nel corso della 57a Settimana nazionale di aggiornamento pastorale (Triuggio 2007): alterazione della simbolica, complessità della popolazione, nuova realtà dell’integrazione comunitaria (con il rischio dell’isolamento, anche della solitudine, della ghettizzazione), mobilità e sue ricadute sulle dimensioni spazio e di tempo.
Il pastoralista Antonio Mastantuono, vice direttore del COP e direttore della rivista Orientamenti pastorali, moderatore dei lavori della Settimana, nel suo breve intervento in apertura dei lavori ha evidenziato i “movimenti” espressi nel titolo della Settimana: «Anzitutto il declinare la categoria sinodalità dentro la comunità parrocchiale: un processo per fare un cammino insieme superando le “stanchezze”. Perché il termine “sinodalità” non risuoni come un vuoto refrain, ma apra a ricadute concrete, occorre una profonda conversione. Il secondo elemento che emerge è la missione: una comunità vera non può non essere comunità missionaria, con un movimento “in uscita”, quindi. Obiettivo, anche nella grande città, è quello – secondo modalità opportune che andremo scoprendo tra riflessione e prassi – di lasciarsi ispirare per essere una comunità cristiana di comunione ad intra e ad extra. Occorre “plasticità”, nella creatività che viene dallo Spirito; occorre anche coraggio, voglia “mettersi in gioco”. Negli spazi di vita– ha concluso il pastoralista – c’è un “fuoco sotto la cenere” che va intercettato e accolto, elaborato con esperienze aperte a parole nuove, strade intentate: questo esige condivisione».