Schema consegnato dall’autore

Una problematica “nuova”

  • Un problema “nuovo”, per diversi motivi: in particolare, il calo numerico dei presbiteri e dei fedeli, a fronte del permanere delle precedenti strutture.
  • Una prospettiva “miope”: venendo da una situazione più “ricca” ad una più “povera”, a volte guardiamo i problemi cercando di conservare il passato.
  • Una trasformazione “profonda”: non riguarda solo le percentuali dei fedeli frequentanti, ma il diverso modo di “sentire” la vita di fede (a cosa “rispondono” i sacramenti?), di abitare il territorio, una concezione di comunità più dinamica che statica.

 

Un riassetto, un riorganizzarsi della presenza della Chiesa in esso, ha un riflesso immediato sulla celebrazione, sull’annuncio, sulla vita.

Qualche criterio per una lettura più attenta e “sorprendente”

  • Criteri parziali e fuorvianti: il solo calcolo numerico; il precetto da garantire; l’organizzazione meramente funzionale. Così si trascura proprio l’elemento comunitario.
  • Una sorpresa positiva: le difficoltà ai cambiamenti ci dicono come il momento liturgico sia simbolicamente importante, come i fedeli si riconoscano in esso, come i luoghi abbiano una forza di attrazione per una “qualche” identificazione.
  • Ci sono delle dinamiche di appartenenza che non corrispondono necessariamente o del tutto con quelle istituzionali o di una fede “militante”: queste sono una risorsa.
  • Una tensione da riequilibrare: l’essere comunità è condizione per la celebrazione dei sacramenti, oppure la celebrazione dei sacramenti è momento generativo di comunità (cfr. SC 42)? Verso un nuovo modello di comunità territoriale e un investimento pastorale sulla liturgia.

 

Qualche attenzione per il futuro

  • Coltivare e mantenere un senso di comunità, certamente più leggero e non rigido, ma ospitale e permeabile.
  • Sviluppare nella liturgia una capacità di accoglienza, di far “sentire a casa” tutti (anche gli “occasionali”), superando le mentalità campanilistiche.
  • Coltivare équipe ministeriali che possano “qualificare” i momenti celebrativi; verificare e promuovere le condizioni per poter celebrare bene.
  • Diversificare le celebrazioni liturgiche (non solo la “messa”!) per allargare l’esperienza della Grazia in condizioni diverse.