Giacomo RUGGERI – presbitero della diocesi di Concordia-Pordenone, guida di Esercizi spirituali ignaziani, ritiri
Quando c’è qualcosa che non funziona e si è bloccato-incastrato, la prima mossa istintiva è di dare una “botta” (alla televisione, al tostapane, alla fotocopiatrice, ecc.) sperando che riparta.
In campo pastorale l’espressione “questo funziona” non esiste più (sempre che sia esistito anche in passato). Non funziona perché le persone non sono il tostapane, anche se la mente pastorale del parroco e dei suoi confratelli di forania-vicaria li porta a unificarle, come a dire: “Ha funzionato con tutti i gruppi della parrocchia, funzionerà anche con questo”; oppure “Perché cambiare una cosa che ha sempre funzionato?”.
Nell’accompagnare preti e religiosi negli Esercizi ignaziani personalmente guidati incontro persone che hanno forgiato la parrocchia e il servizio loro affidato così come sempre han fatto. E dove non riescono, danno una martellata, come a dire che qualcosa verrà fuori.
Se Michelangelo aveva il marmo, io ho la persona in carne ed ossa davanti a me, e le martellate non le vuole.
L’adattamento è lo stile granitico che non genera più nulla, se non ulteriore distanziamento delle persone da me. “Sono le persone che si devono adattare al Vangelo e alle norme della Chiesa, altrimenti ne va della tradizione”: è una delle frasi che mi sento consegnare nell’accompagnare.
Adattarmi è pretendere che tutto e tutti si uniformi, si adegui a me. Si rimarrà soli.
Adattarmi è aspettare che passi il Covid, tenere duro, per poi riprendere da dove ero rimasto.
Adattarmi è dare l’impressione alla gente di cambiare per non cambiare nulla. La gente non è stupida.
Adattarmi è conservare lo status del ruolo che ricopro, perché collaborare non fa per me.
L’apprendimento, invece, è per chi capisce – e ha capito – che sono io che sto apprendendo dal vissuto della persona che incontro e non sono nato imparato, teologato.
Apprendere è sperimentare, fallire, sbagliare, ripartire.
Apprendere è imparare ad imparare anche a 70 anni, per come riesco e posso (se voglio).
Apprendere è avanzare insieme non più da solo.
Apprendere è uno dei verbi nella Chiesa che verrà non solo nelle lauree accademiche conseguite, ma nell’iniziare a riflettere che tutto ciò che chiamo pastorale si gioca nelle relazioni che attendono di essere ri-generate lì come e dove le trovo (non come e dove vorrei trovarle, portarle).