Pier Giuseppe Accornero – sacerdote, giornalista, scrittore

In un’Europa «malata di stanchezza», che ha perso la visione lungimirante dei padri fondatori; dinanzi a una Chiesa concentrata su dibattiti e strategie con le porte sbarrate e le serrature chiuse, papa Francesco invoca «la ricostruzione». E rievoca i grandi santi e patroni: Martino, Francesco, Domenico e i patroni Benedetto, Cirillo e Metodio, Brigida, Caterina, Teresa che «hanno ridato anima a persone e Paesi». Celebra la messa in San Pietro nel 50° (1971-2021) di fondazione del Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa. I vertici – a eccezione del presidente Ccee, cardinale Angelo Bagnasco, che ha contratto il Covid – partecipano all’assemblea plenaria.

I templi si svuotano e Gesù è dimenticato

A ogni cristiano d’Europa affida un mandato: «Riflettere, ricostruire, vedere. Tre verbi che ci interpellano come cristiani e pastori in Europa. Riflettere: abbiamo la tentazione di starcene comodi nelle nostre strutture, nelle nostre case e nelle nostre chiese, nelle sicurezze delle tradizioni, nell’appagamento del consenso, mentre i templi si svuotano e Gesù è sempre più dimenticato. Quante persone non hanno più fame e sete di Dio, non perché siano cattive ma perché manca chi faccia loro venire l’appetito della fede e riaccenda quella sete che c’è nel cuore dell’uomo […] concreata e perpetua sete» di cui parla Dante Alighieri e che la dittatura del consumismo prova a estinguere.

Chiesa concentrata su dibattiti, agende e strategie

Annota: «Tanti avvertono solo bisogni materiali, non la mancanza di Dio. Noi ce ne preoccupiamo ma ce ne occupiamo davvero? È facile giudicare chi non crede; è comodo elencare i motivi della secolarizzazione e del relativismo. Ma proviamo affetto e compassione per chi non ha avuto la gioia di incontrare Gesù? Siamo tranquilli perché non ci manca nulla o siamo inquieti nel vedere tanti fratelli e sorelle lontani da Gesù?». La mancanza di carità «causa l’infelicità perché solo l’amore sazia il cuore. A volte siamo chiusi nell’interesse per le proprie cose e sulle varie posizioni nella Chiesa, su dibattiti, agende e strategie, perdendo di vista il vangelo, la carità e la gratuità».

Dalla riflessione alla ricostruzione della casa comune europea

È ora di tornare alla visione lungimirante e profetica dei padri fondatori «perché non cercavano i consensi del momento, ma sognavano il futuro di tutti. Così sono state costruite le mura della casa europea e solo così si potranno rinsaldare». Vale pure per la Chiesa: «Per renderla bella e ospitale, occorre guardare all’avvenire, non restaurare il passato. Purtroppo è di moda il restaurazionismo del passato che ci uccide tutti»; aggiunge a braccio: «Dobbiamo ripartire dalle fondamenta, dalla tradizione vivente della Chiesa, che ci fonda sull’essenziale, sul buon annuncio, sulla vicinanza e sulla testimonianza. Si ricostruisce dalla Chiesa delle origini, dall’adorazione a Dio, dall’amore al prossimo».

Porte aperte a tutti senza preoccuparsi dei tempi bui

La ricostruzione è già avviata dalla Ccee. Il papa ringrazia e incoraggia ad andare avanti «senza mai cedere allo scoraggiamento e alla rassegnazione, ma a lavorare perché la Chiesa abbia le porte aperte a tutti e nessuno abbia la tentazione di concentrarsi solo a cambiare le serrature». L’esempio viene da tanti santi e beati laici e consacrati. Non si sono preoccupati dei tempi bui, delle avversità e delle divisioni. Non hanno perso tempo a criticare e colpevolizzare. Hanno vissuto il vangelo, senza badare alla politica. Con la forza mite dell’amore di Dio, hanno incarnato il suo stile di vicinanza, compassione e tenerezza; hanno costruito monasteri, bonificato terre, ridato anima a persone e Paesi: nessun programma sociale, solo il vangelo». Invita a ricostruire «nel segno dell’unità. Ci possono essere visioni diverse, ma va sempre custodita l’unità». Ciò significa farsi «artigiani di comunione, tessitori di unità per il vangelo». «Dio si vede nei visi e nei gesti di uomini e donne trasformati dalla sua presenza. E se i cristiani, anziché irradiare la gioia del vangelo, ripropongono schemi logori, intellettualistici e moralistici, la gente non vede il buon Pastore. Aiutiamo l’Europa, malata di stanchezza, a ritrovare il volto sempre giovane di Gesù e della sua sposa».

«Affermare il vangelo della vita contro i troppi annunci di morte»

Il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin è preoccupato dai tanti Paesi europei che praticano aborto, eutanasia, manipolazioni genetiche, suicidio. L’Europa vive in un’opulenza sconosciuta e subisce la facile tentazione di scartare ciò che sembra superfluo. È fondamentale che le Chiese si sostengano nell’azione pastorale a difesa della vita e nella formazione delle persone, specie dei politici. Il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana, sogna «un’Europa solidale che sappia essere casa comune e che si fondi su un nuovo umanesimo basato sulla centralità della persona umana e su una nuova cultura del dialogo e dell’amicizia sociale». Fra i tanti cita il tema delicatissimo delle migrazioni: «Serve un’azione coordinata a livello internazionale nel gestire un fenomeno complesso e drammatico. Su questo è fondamentale il ruolo dell’Europa» superando «la dolorosa indifferenza».

La storia del Ccee è nata dal concilio Vaticano II

Il Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa è composto da 39 membri, di cui 33 Conferenze episcopali e 6 singoli pastori che rappresentano: Lussemburgo, Principato di Monaco, Cipro, Moldavia, Mukachevo, Estonia. Uniscono le Chiese di 45 Paesi europei con sede a San Gallo in Svizzera. Alla fine del Vaticano II i presidenti di 13 Conferenze episcopali decidono di collaborare. Il Ccee è istituito a Roma il 24-25 marzo 1971 e gode dell’appoggio di Paolo VI e Giovanni Paolo II. Nel 1995 sono approvati gli attuali statuti: membri sono le Conferenze episcopali, rappresentate dai presidenti. Nel 1980, nell’ambito Ccee, nasce la Comece, che lega i Paesi dell’UE. Tra i presidenti due italiani: Carlo Maria Martini e Angelo Bagnasco.