Pier Giuseppe Accornero – sacerdote, giornalista, scrittore
«Un figlio? Non se parla nemmeno. Mi rovinerebbe il corpo». «Molto meglio un cagnolino o un gattino che un bambino». «Siamo così felici noi due insieme da soli. Un bambino non ci lascia dormire». Nei primi 9 mesi del 2021 le nascite in Italia sono 12.500 in meno rispetto allo stesso periodo del 2020. Emerge dal bollettino dell’Istat «Natalità e fecondità della popolazione residente 2020».
Colpa della pandemia, ma non solo
«Nel 2020 i nati sono 404.892 (-15 mila sul 2019). Il calo del 2,5 per cento nei primi 10 mesi si accentua a novembre e dicembre. La forte diminuzione è innescata da Covid-19, che nel gennaio 2021 registra un calo di quasi 5 mila nati. Spiega l’Istat: «Il crollo delle nascite tra dicembre 2019 e febbraio 2020 poteva essere dovuto al posticipo dei piani di genitorialità. Invece la diminuzione sembra l’indizio di una tendenza più duratura in cui il ritardo è persistente o tale da portare all’abbandono nel breve termine della scelta riproduttiva». Nel Nord-ovest, più colpito dalla prima ondata, il calo tocca il 15,4 per cento: «Il clima di incertezza e le restrizioni del blocco totale (“lockdown”) hanno influenzato la scelta di rinviare il concepimento. A gennaio 2021 c’è la massima riduzione a livello nazionale (13,6), con picco nel Sud (meno 15,3), che prosegue a febbraio: queste nascite sono riferibili ai concepimenti di aprile-maggio».
Il gelido inverno demografico
In totale nel 2020 ci sono state 405 mila nascite con un calo di 15 mila rispetto al 2019. L’accelerazione della denatalità è ormai strutturale come saldo negativo della popolazione, la differenza tra morti e nati. Demografi e sociologi, come Natale Forlani, spiegano: «Concorrono a questo risultato la riduzione del numero delle donne fertili relazionato agli effetti di trascinamento del declino demografico, del tasso di fecondità delle donne tra i 15 e i 45 anni, del numero dei matrimoni, del contributo offerto dalle famiglie degli immigrati. Questi fattori negativi registrano una forte accelerazione nell’ultimo decennio anche per le crisi economiche e occupazionali, senza trascurare l’impatto degli orientamenti culturali sugli stili di vita e sulle scelte di formare una famiglia. In conclusione un saldo negativo annuale di 171 mila nascite rispetto al 2008».
Per psicologi e demografi sono numeri spaventosi
Il tasso di fecondità, 1,24 per ogni donna fertile, è ai minimi storici da metà anni Novanta. Diminuisce anche il tasso di fecondità delle donne straniere (1,9 rispetto al 2,4 del 2008) e il numero delle nascite nelle famiglie immigrate scende sotto le 70 mila unità. L’allarme è gravissimo: con buona pace di Salvini e di Meloni, della Lega e di Fratelli d’Italia, e di tutti gli xenofobi, anche stimando un potenziale incremento di 6,5 milioni di nuovi immigrati, la popolazione si riduce di 12,5 milioni di persone. Forlani spiega: «Queste tendenze spingeranno l’indice di vecchiaia fino a 300 anziani oltre 65 anni ogni 100 minori sotto i 15 anni. Numeri spaventosi che producono conseguenze sulla riduzione della popolazione in età di lavoro, con implicazioni negative per sostenibilità economica e sociale della spesa pubblica e della distribuzione del reddito». Il demografo Giancarlo Blangiardo, presidente dell’Istat, paragona queste cifre «alle conseguenze di una guerra». Allora perché i temi della natalità e dell’invecchiamento non assumono la centralità che meritano nelle scelte della politica? Anche se il governo Draghi accenna a un’inversione di tendenza con il sussidio unico per i figli. La spiegazione è in parte offerta dalla preponderanza del peso elettorale degli anziani. Natale Forlani conclude: «Le politiche in Italia privilegiano l’incremento della spesa per i pensionamenti anticipati e la spesa assistenziale a favore delle persone in grado di lavorare, a discapito delle risorse da destinare alla creazione di posti di lavoro e dei sostegni alle famiglie: è l’applicazione di un manuale della dissoluzione della comunità nazionale».
Siamo l’unico grande Paese europeo a perdere abitanti
Nel 2020 la popolazione è diminuita di oltre 300 mila unità (un’enormità). I flussi migratori sono deboli. A mio modo di vedere la vera e più grave emergenza d’Italia è il calo delle nascite, è l’«inverno demografico» che dura, e peggiora, da decenni. Ne è profondamente preoccupato Papa Francesco. Il 7 febbraio 2021, alla «Giornata per la vita» disse: «Esprimo la mia preoccupazione per l’inverno demografico. In Italia, le nascite sono calate e il futuro è in pericolo! Prendiamo questa preoccupazione e cerchiamo che questo inverno demografico finisca e fiorisca una nuova primavera di bambini e di bambine». Papa Bergoglio non risparmia le staffilate: «Quante volte vediamo gente tanto attaccata ai gatti e ai cani, e poi lasciano senza aiuto la fame del vicino e della vicina». Invita a tornare ai fondamenti della misericordia, «riconoscere la dignità, soprattutto di chi è ferito; superare l’indifferenza indotta dalla schiavitù del benessere materiale; condividere la tristezza e operare in prima persona per cambiarla in gioia. Questa è la pietà, sentimento che non va confuso con quel pietismo piuttosto diffuso e non va confusa con la compassione per gli animali che vivono con noi».
Senza figli vecchiaia in solitudine
Altro che Papa «animalista» o «ecologista» o «verde», come lo definiscono i media e come lo vorrebbero gli animalisti e gli ecologisti che amano gli animali e/o la natura più delle persone. Basta leggere l’enciclica «Laudato si’» (24 maggio 2015) per rendersi conto che la sua è un’«ecologia integrale» che sa mettere al giusto posto le persone, gli animali, la natura. Ai credenti e alla Chiesa devono interessare le persone e, in particolare, gli uomini e le donne, i bambini e gli anziani che soffrono. Chi si sposa e non fa figli passerà «la vecchiaia in solitudine, con l’amarezza della cattiva solitudine». Lo dice alle coppie di sposi e a chi preferisce dedicarsi a un animale che a un bimbo: «Forse è più comodo avere un cagnolino, due gatti e l’amore va ai due gatti e al cagnolino». Gli sposi devono essere fecondi: «A Gesù non piacciono i matrimoni sterili per scelta, che non vogliono i figli. Così stai tranquillo…».