Domenico Sigalini – presidente del COP
Abbiamo vissuto in questi ultimi giorni di settembre una settimana di lutto, di dolore, di stupore per l’improvvisa morte di don Giovanni Tangorra. Eravamo abituati al suo sorriso disarmante, alla sua disponibilità sempre nuova, alle sue acute osservazioni sulle immagini di parrocchia che stanno evolvendo sempre più, ma soprattutto al suo immancabile contributo teologico e provocatorio verso un amore alla chiesa in continua evoluzione, aggiornamento e approfondimento. Con lui abbiamo sempre riportato al centro delle nostre riflessioni non solo l’evento del concilio ecumenico Vaticano II, ma anche i suoi documenti più pertinenti alla vita della chiesa oggi, al suo aggiornamento, alla centralità della Parola, distribuita nella pratica sacramentale, negli spazi formativi delle giovani generazioni, negli ultimi risvolti della sinodalità, ancora in pieno sviluppo. Uno dei suoi ultimi articoli ha come titolo: Sinodalità dal basso, tra storia e teologia. Noi, un po’ tentati di concretezza e di operatività, eravamo sempre stimolati da lui a collocare le nostre riflessioni, i dossier, le settimane di aggiornamento, i dibattiti, i focus, relativi alla vita di una parrocchia concreta, in una visione ampia, teologica e, infine, pastorale e missionaria. Alla proposta di alcuni approfondimenti ecclesiologici era sempre disponibile. Ne sono esempio alcuni articoli, come La chiesa comunità educante, L’eucaristia casa della chiesa, Costruire la chiesa come pietre vive… Nel suo pensare e aiutarci a riflettere sulla chiesa, poneva al centro Gesù, maestro e educatore, Gesù modello di umanità solidale. Era connaturale al suo pensare teologico l’apertura missionaria, ci invitava a rileggere e proporre il bel documento della chiesa italiana sulla parrocchia missionaria e a continuare il processo evangelizzatore. Ogni cristiano sul fondamento del battesimo ha la chiamata a una responsabilità concreta e plurale: il valore della vita consacrata per l’esperienza cristiana, il diaconato tra teologia e pastorale, la fede del popolo, elemento caratterizzante della chiesa locale. Ci stimolava a pensare e a vivere la chiesa nel fragile equilibrio della condizione umana, su una immagine di Dio alla prova della idolatria, attraverso sempre un nuovo modo di comunicare, sapendo che la comunicazione ha un suo fondamento teologico e il primo annuncio ha un suo cuore. Altro approfondimento cui ci stimolava spesso era sulla pratica sacramentale, con Formare al matrimonio, Ripensare l’iniziazione cristiana, Il sacramento dello sviluppo nello Spirito, La comunione liturgica dell’assemblea e La celebrazione del tempo.
Gli siamo profondamente grati e lo sappiamo già in contemplazione di Dio in quella definitiva chiesa per la quale qui ci ha aiutato a vivere, a servire e ad aprire allo Spirito che ne è sempre la sua giovinezza.
Costruire la Chiesa come pietre vive