Questo argomento contiene 2 risposte, ha 3 partecipanti, ed è stato aggiornato da don Giacomo Ruggeri 6 anni, 1 mese fa.
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14 Ottobre 2018 alle 20:13#1123
“ABITARE BENE” Internet e i social – DISCERNERE: riconoscere, interpretare, scegliere
Grazie per aver “cliccato” su questo laboratorio, e per il desiderio di camminare sulle orme dei Padri sinodali. Si osserva che i laboratori nelle quattro stanze, pur avendo stesso titolo e contenuto, differiscono in alcune domande rendendo così “specifica” la riflessione e la risposta.
La cronaca del cammino sinodale
«Il tema della cultura digitale come parte integrante della cultura dei giovani è molto presente nelle relazioni […], insieme alla raccomandazione di tener conto, nello stesso tempo, “dei moltissimi giovani che nel mondo non hanno accesso a Internet”. Altro fenomeno di cui tener conto è quello […] della “migrazione digitale”, in virtù della quale i giovani sono spinti dall’influenza crescente di Internet e dei social media nelle loro vite a “migrare” virtualmente dalla loro famiglia e dai valori culturali e religiosi di provenienza, con il conseguente effetto di “spaesamento” e di perdita delle proprie radici».(Fonte: SIR, 9 ottobre 2018, M. Michela Nicolais, Sinodo 2018: abusi, sessualità, migranti e “cultura del digitale” tra i temi della prima settimana)
La questione
Quale grado di consapevolezza avverti sia delle potenzialità della Rete, sia delle dinamiche in essa presenti che piano piano potrebbero incidere sul tuo modo di pensare e di agire? Nel tuo abitare la Rete hai mai pensato all’importanza di fare discernimento (riconoscere, interpretare, scegliere)? La Chiesa ha ragione di inserirsi nell’approfondimento di questa tematica? Perchè? Se “Sì”, come? Nel Seminario si riflette e si approfondisce la relazione tra il discernimento e le dinamiche di Internet, social network? Conosci i reati penali nei quali si può incorrere per un uso disordinato delle relazioni nel digitale?
Contenuti “digitali” di utilità
Trailer in italiano del film “I segreti della mente” (Chatroom) di Hideo Nakata, 2010.
Invito alla lettura
«Discernere (riconoscere, interpretare e scegliere) è un verbo che dovrebbe entrare sempre più a far parte sia della vita delle persone sia della progettazione pastorale. Un termine che va riscoperto pure in ambito ecclesiale. Ogni persona – qualsiasi – durante la giornata è posta davanti a scelte e decisioni che richiedono riflessione, comprensione, consapevolezza, conoscenza, saper distinguere e nominare. Sono questi i passaggi previ a ogni tipo di scelta, ma che sovente non sono esercitati perchè poco conosciuti e ritenuti passi faticosi, impegnativi. Eppure, è qui il cuore per discernere. Anche per le dinamiche digitali, e ogni volta che accendo lo smartphone, è quanto mai prezioso l’esercizio di saper discernere la propria presenza in rete, le relazioni che si intessono, le dinamiche che mutano radicalmente il pensare, il credere, il vivere. Discernere nel digitale significa non limitarsi ad abitare la rete, ma saper maturare una profonda consapevolezza dei mutamenti creati dalla rete e dai social nel mio modo di pensare, vivere, credere, sperare. Se penso di conoscere Internet, Internet mi conosce molto più di quanto penso. La rete è più intima a me di me stesso. Sa capire i desideri e li trasforma in bisogni (spesso incontrollabili, ossessivi, ripetitivi). Nel mio navigare in rete sono sempre “accompagnato da un occhio che mi osserva” per carpire pensieri, sentimenti, paure, illusioni, rabbia e trasformarli in potere restituito nelle mie mani con il tocco di un clic. Esercitare il discernimento, pertanto, è una via per mantenere anima e mente, cuore e intelligenza bonificati da istinto, perchè la rete digitale sa bene come parlare alla pancia del navigatore e nutrirla».
(Cfr. Giacomo Ruggeri, in Prete in clergyphone, Il pozzo di Giacobbe, 2018 – Leggi la PREFAZIONE del prof. Pier Cesare Rivoltella, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano)
Il metodo
Si consiglia di far proprio lo spirito dell’invito rivolto da papa Francesco ai Padri in apertura dei lavori sinodali, sia per la riflessione personale mentre si fruisce dei contenuti “digitali” sia durante il dialogo in gruppo: «durante i lavori, in assemblea plenaria e nei gruppi, ogni 5 interventi si osservi un momento di silenzio – circa tre minuti – per permettere ad ognuno di prestare attenzione alle risonanze che le cose ascoltate suscitano nel suo cuore, per andare in profondità e cogliere ciò che colpisce di più».
La risposta
Invitiamo a postare una risposta con i linguaggi della cultura digitale che riterrete opportuni. Potrete anche suggerire altri contenuti “digitali” per la riflessione: di certo, risulteranno utili agli altri utilizzatori della piattaforma, e permetteranno a generazioni diverse di conoscersi meglio.”
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19 Ottobre 2018 alle 21:01#1153
– Pur non essendo tutti «nativi digitali» siamo comunque consapevoli delle grandi potenzialità e risorse che la rete offre, basti pensare alla disponibilità immediata di contenuti e informazioni, alla possibilità di contattare persone che non si vedevano da tempo. Nello stesso tempo non possiamo non evidenziare anche gli svantaggi e i rischi legati ad un cattivo o distorto uso della rete, quali la perdita del contatto diretto, personale con l’interlocutore e il conseguente rischio di scambiare le relazioni virtuali, che mediante esso si instaurano, come vere relazioni. In realtà più che di relazione si dovrebbe parlare di comunicazione virtuale, dal momento che i legami che si creano prescindono totalmente da ogni contatto umano, visivo con la persona che mi sta di fronte come avviene in un comune incontro diretto. Si tratta di mezzi di comunicazione che permettono di «incontrare» in pochi istanti persone presenti in ogni angolo del pianeta. Oggi si è talvolta portati a navigare frequentemente nella rete al punto che lo si fa pur non avendone sempre un reale bisogno, ma solo per abitudine, perché ci si lascia coinvolgere dalla curiosità.
– Da cittadini responsabili, e ancor di più da cristiani, siamo consapevoli della necessità di dover fare discernimento nel momento in cui fruiamo della rete, immettiamo contenuti digitali. Ognuno, infatti, in coscienza è tenuto ad interpretare, scegliere i contenuti da consultare, evitando tutto ciò che è in contrasto con i propri valori, e a contribuire positivamente perché la comunicazione e il confronto virtuale avvengano nel rispetto dell’altro, della sua dignità, dei suoi valori etici e religiosi.
– La Chiesa ha buone ragioni per inserirsi in questa tematica perché lì dove vi è l’uomo lì c’è la Chiesa, chiamata a far incontrare Cristo con il suo corpo, il popolo di Dio.
– In Seminario ci stiamo occupando di rete, e social media in particolare, nell’ambito di laboratori dedicati a questa tematica e alle possibilità che la comunicazione digitale offre per la pastorale.
Nella vita comunitaria siamo chiamati ad imparare ad usare in modo intelligente i mezzi di comunicazione digitale, senza esserne eccessivamente dipendenti. Evitiamo, ad esempio, l’uso dei telefoni cellulari durante gli incontri comunitari e i pasti.
– Conosciamo i possibili reati penali che potrebbero configurarsi a causa di un uso illecito della rete.
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20 Ottobre 2018 alle 14:24#1164
Cari giovani seminaristi, un caro saluto a voi. Grazie per quanto avete scritto: sono punti che condivido nella loro totalità, pur riconoscendo che vi sono aspetti che meritano di essere approfonditi e in linea con quanto avete scritto (se vorrete ne possiamo confrontarci di persona con voi in Seminario ad Agnani). Lavoro e vivo in Seminario diocesano a Pordenone (Friuli); seguo il settore degli Esercizi spirituali e della formazione permanente del clero (prete da 24 anni). Giovedì 18 scorso ero a Modena per parlare al clero diocesano proprio su questa tematica, invitato dal Vescovo, prendendo spunto dall’ultimo libro “Prete in clergyphone” (Ed. Il Pozzo di Giacobbe). Le domande dei preti sono state quelle più interessanti perchè fanno emergere le parti inconsce che ci abitano dentro e, essendo tali, sono esse che ci governano (e, quando va bene, ce ne rendiamo conto dopo). La vita del prete è molto esposta, e anche quella del seminarista in formazione (parrocchia, gruppi, servizi pastorali, impegni, ecc.). Le dinamiche digitali amplificano quanto è già presente in me, in ognuno di noi. L’esperienza mi dice che ancora c’è poco esercizio di un sentire interiore che sia anche digitale, ovvero: di come le dinamiche dei social e di internet in genere modificano e mutano radicalmente il mio modo di pensare, pregare, credere, mangiare, acquistare, ecc. Chiamando in causa tutto il mondo di sentimenti e mozioni che mi si muovono dentro e che le dinamiche social conoscono bene, sanno come nutrirle, ‘accarezzarle’, trasformando i desideri in bisogni. Il tutto, nella maggioranza delle volte, avviene in modo carsico.
Ripeto, se volete (parlatene al vostro Rettore ed equipe educativa), come sono andato a Modena per il clero, ben volentieri vengo ad Anagni in Seminario. Buon cammino a voi.don Giacomo Ruggeri, guida di Esercizi spirituali, formazione permanente del clero, diocesi di Pordenone, dongiacomo.ruggeri@gmail.com
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