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    Animatore #Giovani&Chiesa Animatore #Giovani&Chiesa
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    #FIDUCIA

    Grazie per aver cliccato su questo laboratorio, e per il desiderio di camminare sulle orme della Chiesa di Sora – Cassino – Aquino – Pontecorvo.  E’ opportuno dare una prima risposta alla seguente traccia e poi iniziare a dialogare con altri gruppi, e partecipanti a questo laboratorio, pensato da Suor Antonella Piccirilli e Fortunato Ammendolia, dopo la puntata in diretta video streaming di venerdì 22 marzo 2019, del programma #ParlaGiovane.

     

    Il messaggio

    Il Vangelo di questa terza domenica di Quaresima (cfr Lc 13,1-9) ci parla della misericordia di Dio e della nostra conversione. Gesù racconta la parabola del fico sterile. Un uomo ha piantato un fico nella propria vigna, e con tanta fiducia ogni estate va a cercare i suoi frutti ma non ne trova, perché quell’albero è sterile. Spinto da quella delusione ripetutasi per ben tre anni, pensa dunque di tagliare il fico, per piantarne un altro. Chiama allora il contadino che sta nella vigna e gli esprime la sua insoddisfazione, intimandogli di tagliare l’albero, così che non sfrutti inutilmente il terreno. Ma il vignaiolo chiede al padrone di avere pazienza e gli domanda una proroga di un anno, durante il quale egli stesso si preoccuperà di riservare una cura più attenta e delicata al fico, per stimolare la sua produttività. Questa è la parabola. Che cosa rappresenta questa parabola? Cosa rappresentano i personaggi di questa parabola?

    Il padrone raffigura Dio Padre e il vignaiolo è immagine di Gesù, mentre il fico è simbolo dell’umanità indifferente e arida. Gesù intercede presso il Padre in favore dell’umanità – e lo fa sempre – e lo prega di attendere e di concederle ancora del tempo, perché in essa possano germogliare i frutti dell’amore e della giustizia. Il fico che il padrone della parabola vuole estirpare rappresenta una esistenza sterile, incapace di donare, incapace di fare il bene. È simbolo di colui che vive per sé stesso, sazio e tranquillo, adagiato nelle proprie comodità, incapace di volgere lo sguardo e il cuore a quanti sono accanto a lui e si trovano in condizione di sofferenza, di povertà, di disagio. A questo atteggiamento di egoismo e di sterilità spirituale, si contrappone il grande amore del vignaiolo nei confronti del fico: fa aspettare il padrone, ha pazienza, sa aspettare, gli dedica il suo tempo e il suo lavoro. Promette al padrone di prendersi particolare cura di quell’albero infelice.

    Il vignaiolo dice al padrone: «Lascialo ancora quest’anno» (v. 8). La possibilità della conversione non è illimitata; perciò è necessario coglierla subito; altrimenti essa sarebbe perduta per sempre. Noi possiamo pensare in questa Quaresima: cosa devo fare io per avvicinarmi di più al Signore, per convertirmi, per “tagliare” quelle cose che non vanno? “No, no, io aspetterò la prossima Quaresima”. Ma sarai vivo la prossima Quaresima? Pensiamo oggi, ognuno di noi: cosa devo fare davanti a questa misericordia di Dio che mi aspetta e che sempre perdona? Cosa devo fare? Noi possiamo fare grande affidamento sulla misericordia di Dio, ma senza abusarne. Non dobbiamo giustificare la pigrizia spirituale, ma accrescere il nostro impegno a corrispondere prontamente a questa misericordia con sincerità di cuore.

    Ognuno di noi deve sentirsi interpellato da questa chiamata [alla conversione], correggendo qualcosa nella propria vita, nel proprio modo di pensare, di agire e di vivere le relazioni con il prossimo. Al tempo stesso, dobbiamo imitare la pazienza di Dio che ha fiducia nella capacità di tutti di potersi “rialzare” e riprendere il cammino. Dio è Padre, e non spegne la debole fiamma, ma accompagna e cura chi è debole perché si rafforzi e porti il suo contributo di amore alla comunità.

    Francesco, Angelus, 21 marzo 2019

     

    I contenuti digitali

     

    Renato Zero – Il Maestro – 2001 – la versione qui proposta è tratta da “Voci e controvoci di Walter Farina” (2011)

    Proposta: Su questo brano può essere pensata un’attività “teatrale” per il meeting diocesano dei giovani.

     

    La questione

    Io, chi sono?

    • il proprietario del campo, deluso dall’albero sterile che è il rapporto con gli altri?
    • l’albero di fico, pieno di foglie, e senza frutti, che non riesce a maturare una identità serena?
    • il contadino, che ha voglia di prendersi cura della difficoltà altrui, perché fiorisca e maturi nuova vita dalle ferite?

     

    Nel rapporto con gli altri, quando condivido il mio tempo con gli amici, come mi comporto, soprattutto davanti a qualche incomprensione?

    • voglio tutto e subito: se non è amicizia perfetta, non è mai stata amicizia
    • aspetto, do fiducia: provo a spiegarmi e a chiedere, a chiarire
    • rinuncio alla prima battuta infelice: non mi capisce, taglio corto e vado via

     

    Com’è la mia amicizia con Gesù?

    • un rapporto fatto di parole, richieste, dubbi, domande mie a lui?
    • un atteggiamento di collaborazione, anche quando non capisco?
    • una gara a chi fida di più: lui di me e io di lui?

     

    Riconosco, ricordo, condivido in gruppo:

    • un momento intenso dello sguardo di Gesù su di me, vissuto in un momento di preghiera, in una confessione, in un’esperienza di servizio agli altri
    • un gesto di perdono, offerto o ricevuto, nel quale ho ricevuto e/o dato fiducia

     

    Esperienza della fiducia nel continente digitale. Cosa si può dire?

     


     

    Il metodo di lavoro

    Si consiglia di far proprio lo spirito dell’invito rivolto da papa Francesco ai Padri in apertura dei lavori sinodali, nel fruire dei contenuti proposti in questo laboratorio: «durante i lavori, in assemblea plenaria e nei gruppi, ogni 5 interventi si osservi un momento di silenzio circa tre minuti  per permettere ad ognuno di prestare attenzione alle risonanze che le cose ascoltate suscitano nel suo cuore, per andare in profondità  e cogliere ciò che colpisce di più». Sarà il moderatore a definire quando osservare il silenzio di circa tre minuti per l’interiorizzazione. 

     

    La risposta

    Invitiamo a postare una risposta che tenga conto delle “differenze” di pensiero, con i linguaggi della cultura “digitale”  che riterrete opportuni. Potrete anche suggerire altri contenuti “digitali” per la riflessione: di certo, risulteranno utili agli altri utilizzatori della piattaforma, e permetteranno a generazioni diverse di conoscersi meglio.

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