Saper “ASCOLTARE”

Questo argomento contiene 11 risposte, ha 6 partecipanti, ed è stato aggiornato da don Giacomo Ruggeri  don Giacomo Ruggeri 6 anni, 1 mese fa.

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  • #910
    Animatore #Giovani&Chiesa Animatore #Giovani&Chiesa
    Amministratore del forum

    Saper “ASCOLTARE”

    Grazie per aver “cliccato” su questo laboratorio, e per il desiderio di metterti in cammino come esperto/animatore, sulle orme dei Padri sinodali.

    La cronaca del cammino sinodale

    «Si ha la netta sensazione che questa XV Assemblea ordinaria sia come la richiesta di una duplice e reciproca apertura di credito. Da un lato rivolta a tutta la Chiesa verso i giovani, in quanto portatori di sogni, di visioni, di speranza, in una parola di futuro. E dall’altro ai giovani verso la Chiesa, affinché scommettano «su di essa come madre, come maestra, come casa, come famiglia, capace nonostante le debolezze umane, di annunciare ancora l’intramontabile messaggio di Cristo. Un appello, insomma, a ridurre lo spread di “pregiudizi e stereotipi”». 

    (Fonte: Avvenire, 4 ottobre 2018, M. Muolo, Tempo d’ascolto e d’«investimento». La Chiesa, i giovani, gli adulti: fiducia e valori)

     

    La questione

    Cosa significa “ascoltare”? In quali modi si può “ascoltare”? Sei capace di “ascoltare”? In quali luoghi la Chiesa è chiamata ad “ascoltare”? Ti senti “ascoltato” dalla tua comunità parrocchiale? Quali “vie”, per aiutare i giovani ad “ascoltare”?

     

    Contenuti “digitali” di utilità

    Audio stream, da “L’arte di ascoltare”, di Plutarco

    Video stream da “Chocolat”, Lasse Hallström, 2000

     

    Il metodo

    Si consiglia di far proprio lo spirito dell’invito rivolto da papa Francesco ai Padri in apertura dei lavori sinodali, per la riflessione personale mentre si fruisce dei contenuti “digitali”:  «durante i lavori, in assemblea plenaria e nei gruppi, ogni 5 interventi si osservi un momento di silenzio – circa tre minuti – per permettere ad ognuno di prestare attenzione alle risonanze che le cose ascoltate suscitano nel suo cuore, per andare in profondità e cogliere ciò che colpisce di più».

     

    La risposta

    Invitiamo a  postare una risposta con i linguaggi della cultura digitale che riterrai opportuni. Potrai anche suggerire altri contenuti “digitali” per la riflessione:  di certo, risulteranno utili agli altri utilizzatori della piattaforma, e permetteranno a generazioni diverse di conoscersi meglio.

    • Questo argomento è stato modificato 6 anni, 1 mese fa da Animatore #Giovani&Chiesa  amministratore.
    • Questo argomento è stato modificato 6 anni, 1 mese fa da Animatore #Giovani&Chiesa  amministratore.
  • #995
    peppe peppe
    Partecipante

    Io inizierei dai luoghi di ascolto che sono quelli dove vivono I giovani, dove si sentono in assoluta libertá e quindi possono confrontare le loro aspettative con quelle che offre la chiesa e trovare un punto d’incontro da dove ripartire per renderli lievito di una chiesa che con papa francesco tende a crescere in numeri e qualità, presentandogli il vangelo non come un libro vecchio, ma come stile di vita moderna quale é realmente

    • #1027
      don Giacomo Ruggeri don Giacomo Ruggeri
      Partecipante

      Grazie Peppe della tua riflessione. Tocchi un punto cruciale come stile, metodo, contenuto dell’agire ecclesiale: “i luoghi dove vivono i giovani”. Ora, il primo luogo che mi viene in mente nel tempo attuale è quello dei social network (senza togliere ad altri luoghi), luogo privilegiato da adolescenti, giovanissimi e giovani. Credo che bisogna avere la pazienza nel non trovare – né dare di getto – subito risposte, senza prima essere entrati in sintonia con quanto il giovane mi sta dicendo con quello scrive, le sue foto, i suoi video, ecc. L’ascolto è già in sé accompagnamento, presenza. Se ti ascolto significa che tu sei importante e ti riconosco come tale nella tua dignità. L’ascolto delle loro aspettative di giovani sarà molto prezioso per me, perchè mi rimanda una sollecitazione fondamentale: saper ascoltare come prete, educatore, genitore, catechista, docente, formatore, ecc. Non va dato per scontato perchè nel sapermi ascoltare esercito l’ascolto libero e distaccato verso chiunque. Il ministero dell’ascolto credo che debba essere ricentrato nella programmazione diocesana, parrocchiale, associativa. Fa bene a me, fa bene a chi si sente ascoltato (senza attendersi chissà quali soluzioni), fa bene alla Chiesa.
      don Giacomo Ruggeri, guida di Esercizi spirituali, formatore permanente del clero, diocesi di Pordenone

      • Questa risposta è stata modificata 6 anni, 1 mese fa da don Giacomo Ruggeri  Giangiacomo.
  • #1029
    peppe peppe
    Partecipante
    1. Altra riflessione la farei sulla partecipazione della Chiesa locale al sinodo, nelle ultime due domeniche il don nn ha mensionato neanche una volta ciò che sta accadendo a Roma, mensione che porterebbe l’intera comunità a pregare x il buon operato dei padri sinodali. A mio modesto parere la preghiera della Chiesa locale é un elemento fondamentale x far si che dal sinodo escano idee chiare e concrete x integrare i giovani nella  Chiesa.
    • Questa risposta è stata modificata 6 anni, 1 mese fa da Animatore #Giovani&Chiesa  amministratore.
    • #1049
      don Giacomo Ruggeri don Giacomo Ruggeri
      Partecipante

      Grazie Peppe. La questione parrocchia-Sinodo è una dinamica che dipende molto da chi guida la comunità parrocchiale, dalla sensibilità ecclesiale che la persona sa coltivare a livello diocesano, nazionale, mondiale. Può essere una buona cosa, da parte tua come un primo passo, di suggerire al tuo parroco di fare una preghiera dei fedeli la domenica successiva (preparata anche da te) dove si invita la comunità tutta a pregare per il Sinodo, a seguirlo sui principali organi di informazione ecclesiale (Avvenire, Radio Vaticana, Sir, lo stesso sito del COP dove scrivi). Un’altro passo, Peppe, può essere quello di ‘viralizzare’ il Sinodo: se hai familiarità (come immagino) con i social network, ogni giorno puoi inviare ai tuoi amici (senza distinzione di fede e appartenenza ecclesiale perchè il Signore conosce tante lingue!) una frase che è stata detta al Sinodo, che ti è piaciuta, ha stimolato la tua riflessione e vuoi condividerla. Una frase breve, pochi caratteri, ma incisivi. Anche questo è una via, come tu stesso evidenzi, “per integrare i giovani nella Chiesa“. Grazie del tuo servizio.

      don Giacomo Ruggeri, guida di Esercizi spirituali, impegnato nella formazione del clero. Diocesi di Pordenone

      • #1105
        Piercarlo Gugliotta Piercarlo Gugliotta
        Partecipante

        Buongiorno, concordo pienamento con le vostre riflessioni sopra.

        Riguardo l’utilizzo dei social network è certamente buona l’idea di postare qualche messaggio del sinodo, ma mi permetto di aggiungere che il messaggio non va semplicemente inoltrato, magari sarebbe importante aggiugere un commento personale (sempre brevissimo) perchè i social sono pieni di semplici messaggii “condivisi” senxza un’aggiunta da parte di chi li ha condivisi. …… cerchiamo di mantenere vivo l’aspetto “personale” di quello che comunichiamo, perchè il sinodo ed i suoi contenuti possano parlare e lasciarsi ascoltare da chiunque.

  • #1120
    don Giacomo Ruggeri don Giacomo Ruggeri
    Partecipante

    Buongiorno Piercarlo e grazie del contributo e della partecipazione al forum. Buon suggerimento quello di aggiungere un breve commento personale alla frase scelta dai lavori del Sinodo in corso. Personalizzare come frutto di interiorizzare quanto ascoltiamo, leggiamo, vediamo, clicchiamo, postiamo e quant’altro…L’aspetto personale, come tu stesso dici, può essere di aiuto per chi riceve il messaggio (sms, mail, ecc.) per “lasciarsi ascoltare da chiunque”. Grazie a te e buona comunicazione.

    don Giacomo Ruggeri, guida di Esercizi spirituali, impegnato nella formazione del clero, Diocesi di Pordenone

  • #1166
    Angela Taglialatela Angela Taglialatela
    Partecipante

    La strada maestra per il cambiamento indicata da Gesù è l’ascolto. Dopo ogni insegnamento usava dire: “Chi ha orecchi per intendere intenda!”.Che cosa voleva significare?
    Certamente un richiamo a vedere le cose in maniera nuova. L’ “intendere” è dunque importante nella nostra vita: intendere ciò che si è, che si è stati e che si vuole essere. Intendere se stessi e gli altri, perché si sta soffrendo e che cosa è possibile fare per raggiungere una condizione di benessere. Emerge con chiarezza dalle parole di Gesù l’idea che non tutti sanno farlo. Si intende veramente quando si arriva a una comprensione chiara e profonda di quello che l’Altro ci vuole comunicare. Per far questo è necessario saper ascoltare.

    “L’ascolto è una virtù”, scriveva Goethe, mentre il parlare è un bisogno della mente che non tace mai. Parliamo sempre! Quando siamo da soli o con gli altri, quando siamo svegli o dormiamo. Parliamo di come vediamo le cose, di come sono o dovrebbero essere, di com’erano una volta o di come saranno in futuro. La nostra mente è spesso affollata di pensieri negativi che la disturbano e la agitano fino allo sfinimento. A volte ci sembra di non riuscire a fermare la nostra mente che pensa sempre brutte cose.

    Apprendere l’ascolto presuppone inevitabilmente l’aver imparato, prima, il silenzio. Per chi è incapace di rimanere in tale condizione, è improponibile l’esperienza del vero ascolto. Sarebbe come pretendere di udire uno stormire di foglie durante un temporale. Il rumore c’è, tuttavia è reso impercettibile da un fragore più grande. Sarà necessario attendere che si plachi lentamente la tempesta per scoprire quello che sembrava inesistente poco tempo prima. Solo nella quiete del silenzio è possibile ascoltare suoni e rumori, musiche e parole che danno voce ed espressione a ciò che c’è già dentro ognuno di noi, ne siamo consapevoli o no.

    La parola “ascolto” (dal latino auscultare, da auris, “orecchio”, e quindi “porgere l’orecchio”) ci svela quanto sia importante prestare molta attenzione a ciò che si sta udendo. Un ascolto distratto o superficiale non può condurre a una comprensione profonda.
    Ascoltare è anche obbedire (dal latino ob-audire,  “ascoltare chi si ha davanti”). “Ascolta quello che ti dico!” , dice il genitore al figlio, oppure:” Fa’ ciò che ti dico!, cioè:”Fidati di me! “. Un figlio ascolta le parole del genitore quando si fida di lui e della bontà del suo insegnamento. La convinzione che una cosa sia buona e giusta diviene per la persona una” verità”. Si può dire che ogni uomo abbia le sue verità o la sua religione costituita dal sistema di credenze e di valori personali cui si riferisce più o meno consapevolmente e che ne determinano il pensare, il sentire e l’agire.

    Su un piano metodologico, Gesù non propone nulla di soprannaturale o fuori della portata umana, nulla che sia diverso da un qualsiasi apprendimento culturale. Saper ascoltare non è certamente facile, tuttavia si può imparare. Partendo dall’ascolto di sé e del proprio mondo interno, per scoprirsi e conoscersi. Ascoltarsi è essere se stessi e agire secondo se stessi, indipendentemente dal fatto che ci si possa piacere o no. La persona depressa, ad esempio, non si piace e non si ama, ma non smette di ascoltare il suo dialogo interno negativo, secondo il quale non possiede alcun valore ed è indegna dell’amore altrui. Mediante l’ascolto di noi stessi comprendiamo le visioni del mondo che ci siamo costruiti nelle diverse circostanze della vita: ascoltarle è darsi l’opportunità di una più intima conoscenza di se stessi.
    L’uomo saggio ha imparato a conoscere tramite un ascolto profondo (di sé e dell’Altro!) e per questo è divenuto consapevole. Egli sa ciò che pensa e perché, e ciò che prova, poiché riesce a toccare i propri sentimenti più nascosti.

    L’ascolto di sé si completa con quello dell’Altro. Quest’ultimo è sempre con me sin dal mio concepimento e, se saprò ascoltarlo, mi farà un dono d’inestimabile valore: la conoscenza dell’uomo. Ciascuno ha un proprio modo di essere, di pensare e di emozionarsi e che cosa può esserci di più bello al mondo che la varietà? Saremmo più contenti, forse, nello scoprirci abitanti di un pianeta di esseri tutti uguali? Non penso ci sia qualcuno che lo desideri.

    Il “prossimo” che incontriamo ogni giorno ha sempre una verità da rivelarci, ed essa si trova in fondo, negli strati più interni, come l’acqua piovana che penetra la superficie della terra e si raccoglie nelle sue profondità in fiumi, che poi scorrono verso il mare. È la verità di un solo uomo e forse di tutti.

    C’è una verità in tutte le cose del mondo in cui ci imbattiamo ogni giorno e anch’essa richiede l’ascolto: è la verità del sole che splende instancabilmente e della pioggia autunnale che irrora la terra, della dolce rosa che sboccia ad aprile e del fico adorno che annuncia l’estate. L’ascolto è guardare in ampiezza e in profondità alle cose per scoprirne l’essenza,  la verità nascosta, che è sempre, o quasi, impalpabilmente sottile, dentro e fuori di noi, e che, come dice Gesù, è l’unica in grado di rendere veramente libero l’uomo.

     

     

  • #1167
    Angela Taglialatela Angela Taglialatela
    Partecipante
  • #1196
    don Giacomo Ruggeri don Giacomo Ruggeri
    Partecipante

    Buongiorno Angela, ben trovata e grazie per la tua nutrita riflessione. Quello dell’ascolto è un terreno che richiede costantemente aratura, cura, passione, partecipazione, coinvolgimento personale. Rinunciarci è perdersi. Investirci è ritrovarsi. Buon lavoro e buon cammino di cuore.

    don Giacomo Ruggeri, guida di Esercizi spirituali, formazione permanente diocesi di Pordenone

  • #1256

    Comunicare attraverso un muro
    La mia esperienza di fede tra scienza ,coscienza ed esperienza

    Carissimi fratelli e sorelle ,
    mi chiamo Rino Loizzi e sono infermiere presso l’istituto penitenziario di Bari. Lavoro ormai da molti anni all’interno della casa circondariale e voglio condividere con voi   la mia esperienza.
    Non nascondo che operare all’interno di un istituto di pena è molto complicato e faticoso sopratutto quando si ha a che fare con realtà di vita sociali e culturali molto differenti.
    Mentre ” là fuori ” la vita sembra scorrere veloce nei suoi sfrenati ritmi paranoici quotidiani , ” qui dentro ” invece scorre cosi lentamente che sembra quasi immobile e impassibile di fronte al mondo che continua a girare. Si ha come la percezione che si perda la cognizione spazio/tempo. Ed è proprio questa frustrazione la vera pena da scontare per un detenuto: l’immobilità di cultura e il blocco del proprio modo di esprimersi. E’ una sensazione che sembra invisibile all’occhio ma in realtà e ben radicata all’interno di ogni soggetto che ci entra ( detenuti,operatori,agenti p.p.)
    Ma nello specifico cosa significa essere detenuto? Quale tipo di assistenza e più indicata? Quali forme di comunicazione sono necessarie per abbattere il muro dell’indifferenza e dei pregiudizi? Che cosa possiamo fare ?
    Il primo passo per affrontare questa situazione di degrado e di distruzione culturale è l’ Ascolto. Saper ascoltare attivamente ogni vissuto è il punto cardine di un assistenza concreta e ottimale. Non è semplice ascoltare sopratutto quando hai di fronte migliaia di situazioni ed esperienze diverse di ogni tipo ( sociali,culturali,esistenziali ). L’operatore va educato all’ascolto affinché non si limiti ad essere ascolto passivo ma vada ben oltre al semplice udire. E’ necessario creare un feedback attivo che non solo la comunicazione teorica ci insegna ma anche la Chiesa oggi. Siamo invitati quotidianamente da S.S. Papa Francesco a tendere la mano attivamente verso i nostri fratelli che soffrono, sopratutto a quei fratelli che hanno sbagliato e cercano per quanto possibile una nuova possibilità di vita. E’ necessario instaurare una specie di ” empatia di fede ” che tenda a creare un rapporto reciproco di stima e fiducia. La Chiesa è sempre molto attenta alle problematiche dei detenuti ed è sempre alla ricerca di metodi innovativi di evangelizzazione attraverso forme sempre più conformi al mondo che ci circonda ( media , social ).
    La Chiesa è educatrice , mistagoga e madre . Educa secondo i pricìpi fondamentali e nei valori spirituali dell’insegnamento di Gesù. Porgere la guancia non significa assecondare chi ci sta di fronte ma bensì è sinonimo di rieducazione secondo la via della verità. La Chiesa è mistagoga perché come Filippo e l ‘Etiope ci prende per mano e ci accompagna in ogni momento della nostra vita nel mistero e ci battezza quotidianamente cancellando i nostri peccati. La Chiesa è Madre perché come una madre partorisce,cresce e educa i propri figli secondo la retta via cosi la Chiesa ama i suoi figli e li avvolge nelle sue braccia caritatevoli, di luce e misericordia .
    Anche se in un carcere l’amore di Dio sembra ormai morto noi laici e uomini di chiesa dobbiamo far risorgere la speranza e la fede a chi là persa e far riscoprire il vero significato dell’amore fraterno nella piena libertà di scelta. Non si è liberi senza Dio poiché solo lui può donarci la piena consapevolezza della parola libertà. Non basta solo far assistere un detenuto di tanto in tanto alla messa domenicale perché cosi facendo si perde il vero significato della Domenica . ” SINE DOMINICO NON POSSUMUS “. E come i martiri di Abitene è necessario donare la propria esistenza di vita per riscoprire il significato di amore ,carità, misericordia , perdono , risurrezione…il significato di “Domenica”. E’ la fede che ci fa comprendere il vero significato di “Timore di Dio” e che ci aiuta ad ammettere i nostri errori.
    L’uomo può privare un altro uomo della libertà fisica ma non potrà mai privare un timorato di Dio dalla propria fede. E’ troppo semplice puntare un dito contro un ladro, uno spacciatore , un assassino ,ma quante volte le nostre azioni e le nostre parole hanno ammazzato ,derubato e deturpato la dignità del nostro prossimo? Quante volte il nostro egoismo e la nostra possessività hanno sminuito l’essere umano? Quante volte il nostro “essere social” ha deviato la concezione di verità dalla vita? Le parole possono uccidere più di una lama e annientare la fede cristiana. Sulla Terra l’uomo paga le conseguenze delle sue azioni privandosi della libertà ma di fronte a Dio pagherà le azioni del suo cuore.
    Qui in carcere ascoltando ogni storia vissuta sarebbe trama di un copione teatrale unico nel suo genere e ogni storia per quanto assurda ,triste e dura possa essere, nella maggior parte dei casi si conclude con una lacrima, un segno di croce e una volontà non ben elaborata di cambiamento. Aiutiamo i nostri fratelli nel cambiamento perché Dio ci dona giorno dopo giorno la possibilità di mutare verso la Santità. Lasciate che la vostra vita sia uno spettacolo indimenticabile. Non abbiate timore di essere protagonisti di una vita di amore. Dio ci ama, ci protegge e ci coccola attraverso la trama del Suo mistero. Lasciate che lo Spirito Santo sia la sceneggiatura e che Dio sia il regista che ci guida attraverso la luce del cambiamento verso una “standing ovation ” finale. Ognuno di noi ha la sua seconda possibilità e solo il cuore infinito di Dio può illuminare questo percorso buio tendendo alla luce.
    Di fronte a questo problema purtroppo c’è da lottare contro un muro. Non fatto di calcinacci e sbarre ma fatto di ignoranza e indifferenza. Essere indifferenti a queste problematiche significa accettarle. Ed è proprio su questo punto che bisogna intervenire sensibilizzando l’uomo attraverso un utilizzo corretto dei social media e attraverso tutte le forme di arte . La Chiesa in comunione con i laici deve combattere questo fenomeno affinché l’indifferenza si trasformi in ascolto attivo, comunicazione e amore. Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia era , è , e sarà sempre un obiettivo fondamentale della Chiesa senza dimenticare che alla base di tutto c’è la preghiera. I padri sinodali in “Instrumentum Laboris ” al documento n°168 hanno colto in pieno il vero significato di reinserimento del giovane detenuto riassumendo in poche righe i punti cardini di come agire durante il percorso di recupero all’interno di un carcere. “Il recupero dei giovani detenuti richiede di coinvolgerli in progetti personalizzati, stimolando, attraverso un’azione educativa, la rilettura delle esperienze passate, il riconoscimento degli errori commessi, la riconciliazione con i traumi subiti e l’acquisizione di competenze sociali e lavorative in vista del reinserimento.”
    Carissimi fratelli e sorelle concludo questa mia riflessione lasciando un pensiero ai fratelli che sono detenuti presso la casa circondariale di Bari e presso ogni istituto penitenziario italiano. Prego per voi e per le vostre famiglie affinché Dio possa donarvi attraverso la sua luce un cuore nuovo e uno spirito gioioso. Siate esempio di carità e di misericordia per i vostri figli e per i vostri nemici.

    Infermiere Rino Loizzi

  • #1292
    don Giacomo Ruggeri don Giacomo Ruggeri
    Partecipante

    Ciao Rino, ben trovato. Grazie per l’intensità e la sostanza della tua riflessione maturata in te e nel luogo dove lavori tutti i giorni: il carcere. Aggiungere altre cose a quanto hai detto non serve. Mi accosto a quanto scrivi sottolineando che il non ascoltare – venendo dietro al vocabolario giudiziario e detentivo – è la pena delle pene. Non ascoltarsi, non ascoltare: è il muro dei muri. Il suo contrario è vita, speranza, futuro per ciascuno. Grazie Rino per il tuo impegno di infermiere in carcere e con la tua persona sono certo che guarisci e sei guarito. Grazie.

    don Giacomo Ruggeri, guida di Esercizi spirituali, formazione permanente diocesi di Pordenone

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