Qual è il centro rispetto al quale esiste una periferia? E’ la Chiesa chiamata a “decentrarsi” “uscire” verso le periferie? Nel linguaggio sociologico troviamo da una parte dei centri di attrazione dove si raggruppano attori di primi piano, ricchezza, informazioni, creatività, ricerca, capacità di decisione e dall’altra parte spazi (le periferie) meno dotati, poco capaci di dare impulsi, luoghi di in cui sono relegati coloro che non trovano spazio altrove. Nel linguaggio del papa le periferie non possono essere opposte ad un centro, che sarà un polo di creatività. Al contrario nel pensiero del papa, l’altro della periferia (il centro) è esso stesso uno spazio segnato da tratti di morte.
Nel linguaggio di papa Francesco che già nella Congregazione generale precedente al conclave del marzo 2013, aveva dichiarato: «Evangelizzare suppone zelo apostolico. Evangelizzare suppone nella Chiesa la parresia (testimonianza, ndr) di sé stessa. La Chiesa è chiamata ad uscire da se stessa e andare nelle periferie, non solo geografiche, ma anche nelle periferie esistenziali: dove alberga il mistero del peccato, il dolore, l’ingiustizia, l’ignoranza, dove c’è il disprezzo dei religiosi, del pensiero, e dove vi sono tutte le miserie»
Possiamo dire che nella Evangelii Gaudium il termine periferia:
– viene applicato alla realtà missionaria della Chiesa e pertanto alla comunicazione del vangelo.
– viene applicato all’esclusione generata da un sistema economico ingiusto che fa imperare la cultura dello scarto.
– viene applicata a luoghi geografici e ambienti che si sono impoveriti, anche zone urbane, spiegano il profondo significato della povertà del luogo fisico dove Gesù nasce.
Possiamo affermare che il senso di periferia si allarga a tutto ciò che genera un allontanamento da Cristo, materiale, intellettuale e spirituale. Infatti il termine viene impiegato per denominare spazi o ambienti esistenziali che sono lontani fisicamente (centro-periferia), economicamente (poveri nella periferia) o spiritualmente (allontanamento da Cristo). In questo ultimo senso il papa sottolinea:«Dal momento che questa Esortazione è rivolta ai membri della Chiesa Cattolica, desidero affermare con dolore che la peggior discriminazione di cui soffrono i poveri è la mancanza di attenzione spirituale. L’immensa maggioranza dei poveri possiede una speciale apertura alla fede; hanno bisogno di Dio e non possiamo tralasciare di offrire loro la sua amicizia, la sua benedizione, la sua Parola, la celebrazione dei Sacramenti e la proposta di un cammino di crescita e di maturazione nella fede. L’opzione preferenziale per i poveri deve tradursi principalmente in un’attenzione religiosa privilegiata e prioritaria» (EG 200).