“Credo che il tema delle periferie possa essere un volano veramente importante per rinnovare le nostre parrocchie. La parrocchia vive già di per sé dentro le periferie ambientali e antropologiche, culturali e sociali del proprio territorio. Ma vanno superate incrostazioni e difficoltà dovute a modi di pensare a volte ingessati presenti anche nei vari organismi di partecipazione ecclesiale così come va lasciato più spazio ai carismi dei laici e fare in modo che la comunità cristiana sia un luogo davvero aperto alle necessità di tutti”. Lo ha affermato questa mattina monsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino, presiedendo la celebrazione eucaristica che ha aperto a Pianezza (To) la giornata conclusiva della 67ª Settimana nazionale di aggiornamento pastorale del Centro di orientamento pastorale. Facendo riferimento a quanto emerso nel Convegno Ecclesiale di Firenze, Nosiglia nella sua omelia ha rilevato che “le periferie si abitano” attraverso “relazioni umane, spirituali, sociali”, mettendosi a fianco delle “concrete necessità delle persone e dei loro ambienti di vita”. Bisogna “abitare le relazioni in senso antropologico, culturale, spirituale, pedagogico, educativo”, ha proseguito l’arcivescovo, che ha indicato tre modalità: “ascoltare”, “lasciare spazio”, “accogliere e accompagnare facendo alleanza”. Secondo Nosiglia, “l’ascolto è fondamentale per uscire dall’autoreferenzialità che è presente spesso nelle nostre famiglie e comunità”. Rispetto al “lasciare spazio”, l’arcivescovo ha rilevato “il problema del rapporto tra generazioni”. “Ai giovani va lasciato spazio non solo nel settore sociale e nel mondo del lavoro, ma anche nella Chiesa”. Nosiglia ha poi notato che verso “le persone più fragili non basta accogliere con un gesto o fare qualcosa” ma “l’accoglienza deve diventare promozione della dignità di ogni persona, perché si senta amata e possa restituire qualcosa di ciò che ha ricevuto”. Per questo – ha ammonito serve “un’accoglienza vera, non semplice assistenzialismo”. Nosiglia ha anche parlato della “pastorale del condominio” per “accompagnare le persone che hanno bisogno di noi nei luoghi in cui viviamo tutti i giorni”. “I santi Pietro e Paolo – ha concluso – ci insegnino a saper osare come hanno osato loro scommettendo la vita su Cristo e il Vangelo”, perché “parrocchie e comunità possano essere segno di speranza e di vita per tutte le periferie esistenziali e geografiche in cui si trovano”.
(Fonte SIR)