L’accordo è fatto, il governo ha decretato come possiamo ritornare ad aprire le Chiese, per costituirci in Assemblea liturgica.
Adesso, prendiamoci questi giorni che ci separano dalla data della riapertura per riscoprire il valore e il senso di quello che è l’Eucaristia, per la Chiesa e per i singoli cristiani. Mettiamo a frutto la sofferenza che abbiamo vissuto per riassaporare la dolcezza di essere Chiesa che celebra, con tutto il Popolo di Dio, la sua fede nell’Eucaristia.
Per aiutarci ad approfondire questa riscoperta, mi chiedo: la celebrazione eucaristica è un rito? Durante questi mesi siamo stati privati solo di un rito?
Trovare risposte significative a queste domande non è di poco conto, è in gioco l’identità della fede e della vita ecclesiale. In modo schematico, cerco di focalizzare qualche elemento che può esserci utile per riscoprire il senso e il valore dell’Eucaristia:
1- Per noi, l’Eucaristia ha un rito, che va rispettato, ma non è un semplice rito. L’Eucaristia è un incontro, unico e insostituibile, reale e concreto, con il Cristo risorto. In ogni celebrazione eucaristica è Cristo che ci parla, è Cristo che ci dona la sua vita, è Cristo che ci rende partecipi della sua morte e risurrezione. Abbiamo molto sofferto, perché questo incontro, in questi mesi, è stato mediato e non diretto. Adesso, che la pandemia è sotto controllo, non possiamo più rimandare; questo incontro per noi è vitale, come l’aria che respiriamo; non possiamo più stare in apnea.
2- Cristo nella celebrazione dell’Eucaristia, agisce per mezzo del suo Corpo mistico, che è la Chiesa. L’Eucaristia è sacrificio di Cristo e della Chiesa, di lui che è il capo e di noi che siamo suo popolo. La Chiesa fa l’Eucaristia e l’Eucaristia fa la Chiesa; l’Eucaristia è stata istituita da Cristo per fare la Chiesa. Quello che abbiamo vissuto in questi mesi è stato un grosso sacrificio, un’emergenza, che non può assolutamente essere equiparata alla normalità; partecipare all’Eucaristia e guardare la messa attraverso uno schermo non si equivalgono. Abbiamo bisogno di ritornare ad occupare l’aula ecclesiale, pur con tutta la prudenza e gli accorgimenti necessari, per sentirci Assemblea convocata e animata dallo Spirito di Dio.
3- Se il celebrante dell’Eucaristia è Cristo risorto e Cristo agisce per mezzo della Chiesa, inscindibilmente uniti con essa, tutti i cristiani, in virtù del battesimo, concorrono attivamente nella celebrazione dell’Eucaristia. Il Popolo di Dio non è spettatore passivo di un rito compiuto dal prete, ma celebra sotto la presidenza del prete con una presenza attiva e responsabile. Non basta guardare, bisogna esserci e partecipare: le posizioni del corpo, l’ascolto attento, le risposte al dialogo liturgico, il silenzio orante… sono tutte espressioni di questa attiva e comunitaria celebrazione. L’invito alla partecipazione è personale e proviene da Dio; la risposta personale a questo invito esprime la decisione di vivere in comunione con Dio e con i fratelli.
4- L’Eucaristia è cibo che nutre, è medicina che cura, è forza che plasma la comunità, è amore che rende la Chiesa una casa accogliente per tutti, è inquietudine interiore che apre al servizio. Nell’Eucaristia ogni diversità si compone nell’armonia, ogni voce implorante riceve ascolto, ogni bisogno trova qualcuno che si curva su di esso con amore. Celebrare l’Eucaristia è un atto liturgico concreto e storico, che attualizza, qui ed ora, il dono di amore che Gesù Cristo ha fatto di sé.
5- Non basta celebrare l’Eucaristia, bisogna diventare “Eucaristia”. Non è sufficiente celebrare il rito, dobbiamo arrivare a celebrare l’Eucaristia della vita. L’Eucaristia è il contesto liturgico, ma anche storico, dove sperimentiamo la fraternità ecclesiale. La celebrazione eucaristica è la fonte della fraternità, è il sacramento della fraternità e deve apparire come tale sia nella sua struttura liturgica, sia nella sua realizzazione storica.
6- L’Eucaristia è sorgente della missione ecclesiale:
– Non si può celebrare ignorandosi reciprocamente, da estranei;
– Non si può celebrare divisi o da nemici, con tensioni o mordendosi reciprocamente;
– Non si può celebrare non facendosi carico dei poveri (opere di carità);
– Non si può celebrare trascurando i bambini, i ragazzi, i giovani (dimensione educativa);
– Non si può celebrare dimenticando gli ammalati e i carcerati per la fede.
Di tutto questo noi non possiamo farne a meno; noi non possiamo vivere senza l’Eucaristia settimanale. Per noi la domenica è il giorno dell’Eucaristia: radunarci e chiedere perdono, ascoltare la Parola di Dio, rendere grazie e chiedere aiuto, affidare alla misericordia di Dio il mondo intero, la Chiesa e i nostri cari defunti, nutrirci del Suo corpo e del Suo sangue.