Domenico Sigalini, presidente del COP
Papa Francesco ha annoverato 13 nuovi membri nel Consiglio per l’economia, con il compito di sorvegliare la gestione economica e di vigilare sulle strutture e sulle attività amministrative e finanziarie dei dicasteri della curia romana, delle istituzioni collegate con la Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano. Il Consiglio è composto di 15 membri, otto dei quali cardinali e vescovi, e sette sono esperti, in ambito finanziario e gestionale, di varie nazionalità.
Di questi, ben sei sono donne, ad ulteriore conferma dell’intenzione del Santo Padre di affidare al genere femminile – purtroppo (dico io) fino ad ora, nella millenaria vita della Chiesa, messo troppo in disparte – incarichi riservati fino ad ora ai soli maschi.
Non a caso, dedicheremo uno dei prossimi dossier di Orientamenti pastorali a come poter ripensare la presenza corresponsabile della donna nella vita della Chiesa, che non è una semplice «concessione», ma il riconoscimento di dignità, di valorizzazione di quel dono di Dio che è la donna battezzata, con tutti i diritti e doveri di ogni battezzato.
In questo nostro lavoro partiremo dalle carenze eccessive che si registrano per la presenza della donna. A partire dal Vaticano II fino al sinodo sull’Amazzonia, si possono leggere i passaggi più interessanti e aperti a una corresponsabilità non episodica, ma strutturale, capace di riscrivere la vocazione laicale, maschile e femminile, nei molteplici spazi ecclesiali, dalla ministerialità alla missionarietà, dalla formazione alle responsabilità pastorali e amministrative. Con il sinodo sull’Amazzonia non solo si comincia a riconoscere la competenza teologica, la preparazione pastorale, la presenza indispensabile di molte donne nella attività formativa, ma si pongono grandi domande sulla ministerialità e esigenze che le diocesi assumano strutturalmente delle donne e colgano in termini progettuali le domande di presenza effettiva.
Come cattolici arriviamo a chiarire meglio la corresponsabilità femminile dopo i protestanti, e l’evoluzione è legata molto anche ai movimenti femministi. Sono già in atto delle belle esperienze di corresponsabilità – alcune partite dal basso –, entro una risposta appassionata ai bisogni del luogo, altre più strutturate con l’impegno della stessa autorità ecclesiale sia diocesana che regionale che parrocchiale.
Consapevoli che non sono solo le quarantenni che non si sentono rappresentate e accolte con dignità, pure le ventenni iniziano ad abbandonare, anche perché non si sentono coinvolte con progettualità attiva nella vita della Chiesa.
Papa Francesco, attento e profetico interprete dei tempi, fin dall’inizio del suo pontificato ha riqualificato il ruolo della donna «nell’organizzazione ecclesiale, nella Chiesa»; esso, infatti, «va oltre, e dobbiamo lavorare su questo oltre, perché la donna è l’immagine della Chiesa madre, perché la Chiesa è donna; non è “il” Chiesa, è “la” Chiesa. La Chiesa è madre. […] È quel principio mariano proprio della donna; una donna nella Chiesa è l’immagine della Chiesa sposa e della Madonna. Vorrei solo sottolineare questo: che ancora non ci siamo resi conto di cosa significa la donna nella Chiesa e ci limitiamo solo alla parte funzionale, che è importante, ma deve essere nei consigli… o in tutto ciò che è stato detto. Ma il ruolo della donna nella Chiesa va molto al di là della funzionalità. È su questo che bisogna continuare a lavorare. Molto al di là».[1]
[1] Papa Francesco, Discorso al termine dell’Assemblea speciale del sinodo dei vescovi per la regione amazzonica, 26 ottobre 2019.