Pier Giuseppe Accornero, sacerdote, giornalista, scrittore
Fratelli tutti. Sulla fraternità e l’amicizia sociale. È il titolo e sottotitolo della terza enciclica che papa Francesco − dopo Lumen fidei (5 luglio 2013), scritta a quattro mani con Benedetto XVI, e Laudato si’. Sulla cura della casa comune (24 maggio 2015) – firma ad Assisi il 3 ottobre 2020 pomeriggio dopo la messa sulla tomba di san Francesco nella basilica inferiore. La seconda e la terza «enciclica, lettera circolare», prendono le mosse da san Francesco d’Assisi del quale, nell’esortazione apostolica post-sinodale Christus vivit (25 marzo 2019), scrive: «È il santo della fraternità universale, il fratello di tutti, che lodava il Signore per le sue creature». Fratelli tutti trae spunto dagli scritti del Poverello («Ammonizioni» 6,1: FF 155): «Guardiamo, fratelli tutti, il buon pastore che per salvare le sue pecore sostenne la passione della croce».
Tanti eventi francescani
In questi anni cade l’800° anniversario di molti eventi francescani. L’incontro con il sultano Malik al-Kamil a Damietta in Egitto nel 1219 in piena quinta crociata; la Regola bollata, scritta dal Poverello e approvata da papa Onorio II il 29 novembre 1223; il primo presepe di Greccio, realizzato nel Natale 1223; i primi martiri francescani durante un (fallito) tentativo di evangelizzare il Marocco; le stimmate che riceve sul monte Verna e dipinte da Giotto nella basilica superiore; la stesura nel 1225 del Cantico delle creature; la morte la sera del 3 ottobre 1226; la canonizzazione due anni dopo da parte di Gregorio IX nel 1228. Legata alla festa di san Francesco patrono d’Italia (4 ottobre), l’enciclica e la visita di Bergoglio pongono il sigillo alle celebrazioni francescane. È la quarta visita di Bergoglio ad Assisi: il 4 ottobre 2013, giorno dopo una delle più grandi sciagure dell’immigrazione nel Mediterraneo, quando morirono quasi 400 somali ed eritrei a pochi metri da Lampedusa e al papa fiorì sulle labbra «Vergogna! Vergogna! Vergogna!». Poi il 4 a il 20 settembre 2016.
Fratellanza umana e conversione ecologia
Titolo e contenuto si rifanno a un valore centrale del magistero del pontefice. La sera dell’elezione, il 13 marzo 2013, si presenta salutando «Fratelli e sorelle». «Fratelli» sono gli immigrati «invisibili» che abbraccia a Lampedusa l8 luglio 2013, primo viaggio in Italia. I presidenti israeliano Shimon Peres e palestinese Abu Mazen, che si stringono la mano assieme al papa nei Giardini vaticani l’8 giugno 2014, sono un esempio della fraternità che ha come obiettivo la pace. Fino alla firma della Dichiarazione sulla fratellanza umana ad Abu Dhabi (4 febbraio 2019) «che nasce dalla fede in Dio che è Padre di tutti e Padre della pace». Il mondo deve viaggiare sulla base della fratellanza umana, della solidarietà e dell’ecologia integrale, temi già affrontati nella Laudato si’ e nelle udienze generali degli ultimi mesi.
Un mondo solidale in tempo di Coronavirus
Due sfide derivano dalla pandemia: «Curare un virus piccolo ma tremendo, che mette in ginocchio il mondo intero» e «curare un grande virus: ingiustizia sociale, disuguaglianza, emarginazione, mancata protezione dei più deboli e della casa comune». Da mesi ripete: «Il vaccino non sia accessibile solo ai ricchi, non sia proprietà di una nazione ma sia destinato a tutti. Dalla crisi non si esce uguali, si esce migliori o si esce peggio. Dovremmo uscirne migliori». L’opzione preferenziale dei poveri «non è politica né ideologica ma viene dal vangelo, perché Cristo si è fatto uno di noi e al centro del vangelo c’è questa opzione. Gesù stava in mezzo ai malati, ai poveri e agli esclusi». Questo implica «camminare insieme; lasciarci evangelizzare dai poveri, che conoscono bene Cristo sofferente; lasciarci contagiare dalla loro esperienza, saggezza e creatività». Invita a cambiare «le strutture sociali malate». Sarebbe ben triste scandalo «se l’assistenza economica – la maggior parte con denaro pubblico – si concentrasse a riscattare industrie che non contribuiscono all’inclusione degli esclusi, alla promozione degli ultimi, al bene comune o alla cura del creato». Per uscire dalla crisi servono ecologia, creatività e investire nelle nuove generazioni; serve «una conversione ecologica dell’economia per rallentare un ritmo disumano di consumo e di produzione, per comprendere e contemplare la natura, per riconnetterci con l’ambiente reale. Siamo chiamati a essere creativi, come gli artigiani, forgiando percorsi nuovi e originali per il bene comune».
Generosità e coraggio per sconfiggere la pandemia
La solidarietà è l’unico antidoto contro il virus dell’egoismo. Non bastano scienza e tecnica: «L’elemento decisivo è il surplus di generosità e di coraggio». Questo spinge «a uscire dal paradigma tecnocratico, inteso come unico o prevalente approccio, improntato alla logica del dominio sulle cose». Verso la natura e verso le persone è necessario un cambiamento di mentalità «che orienti la tecnica, mettendola al servizio di modello di sviluppo più sano, più umano, più sociale, più integrale. Abbiamo toccato con mano la fragilità; abbiamo compreso che ogni scelta personale ricade sulla vita del prossimo, anche di chi sta dall’altra parte del mondo». Gli eventi «ci costringono a guardare in faccia la nostra reciproca appartenenza, il nostro essere fratelli in una casa comune. Non essendo stati capaci di diventare solidali nel bene e nella condivisione delle risorse, abbiamo vissuto la solidarietà della sofferenza». L’economia «può diventare espressione di “cura”, che non esclude ma include, non mortifica ma vivifica, non sacrifica la dignità dell’uomo agli idoli della finanza, non genera violenza e disuguaglianza, non usa il denaro per dominare ma per servire». C’è chi, nella foga della polemica antibergogliana, vede in quel Fratelli tutti una mancanza rispetto alle donne. Il titolo è una citazione presa dal santo, e il papa non l’ha modificata.
Ma è assurdo pensare che voglia escludere le donne.
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