Giacomo RUGGERI – presbitero della diocesi di Concordia-Pordenone, guida di Esercizi spirituali ignaziani, ritiri
Se il tempo pandemico ha insegnato e consegnato un modus ecclesiae diverso, allora questo è il tempo – qui e ora – per esercitarlo concretamente. Se, invece, il tempo pandemico ha segnato solo dolore e rabbia, allora come parroco (e vescovo) riprenderò da dove eravamo rimasti (gennaio 2019).
In questi mesi estivi, predicando corsi di Esercizi spirituali, ho avuto modo di conoscere parroci e cappellani responsabili di numerose comunità. Era naturale, in sede di colloquio, condividere anche la parte pastorale del ministero. Soprattutto quella alle porte da qui a fine settembre: ovvero, la catechesi. Ho trovato smarrimento, preoccupazione mista a fallimento, stanchezza fisica farcita di stanchezza interiore (quest’ultima più delicata perché qui maturano derive multiple). Nei preti che ho incontrato, e hanno vissuto gli Esercizi entrandovi con desiderio, ascoltando la Parola e abitando nel silenzio, ho visto i loro frutti nei colloqui. Chi ha vissuto dei giorni di riposo non è venuto nemmeno ai colloqui (e ci sta anche questo senza forzare; però dice tanto).
Non riprendere la catechesi come prima. La sirena che sta attirando tantissimi parroci e cappellani canta forte e canta con attrattiva nel dire: riparti da dove eri rimasto, al massimo cambia l’orario e il numero (per l’assembramento), ma l’impianto è quello. Già nel pre-Covid bambini e ragazzi partecipavano alla catechesi se – prima – non vi erano altri impegni, per cui le motivazioni erano debolissime e labili nei loro genitori (figuriamoci nei ragazzi).
Il recente convegno liturgico nazionale a Cremona si è chiuso dicendo: sempre meno gente a Messa. E anche per bambini e ragazzi, genitori inclusi, sono già senza Messa perché sono nella generazione senza Dio: credo nel mio Dio, a modo mio, secondo i tempi e le scelte mie e non quelle che dà la parrocchia. Questa è la realtà. Città o campagna, pianura o valle cambia poco.
Non riprendere la catechesi come prima. Non avere fretta di cercare alternative last minute in fase di vaccinazioni tanto per tamponare e metterci una pezza. Non dire ai genitori: ci stiamo pensando, ci stiamo lavorando, troveremo una soluzione. È un modo di parlare spazzato via dalla storia. Le persone non vogliono soluzioni, vogliono essere coinvolte nei percorsi di scelta comune.
Fermarsi quattro mesi (da settembre a natale 2021), così come hanno saggiamente deciso gli uffici catechistici delle diocesi di Cuneo e di Fossano. Quattro mesi per avviare un percorso di discernimento comunitario che vede insieme preti, catechisti, genitori. Mettere sotto discernimento la catechesi per mettere sotto la lente del discernere lo stile di esserci come cristiani oggi in una società senza Dio. Questo è sinodo. O ci si crede ai frutti del discernimento comunitario che si mette in preghiera e in ascolto reciproco tra persone o non ci si crede. Domanda: come avviare e camminare nel discernimento, visto che non si è stati allenati, preparati, formati come preti e questi con le persone delle parrocchie che han passato nei vari cambi?
Se non si è stati allenati, si inizia. 1. Senza aver fretta, senza vedere e né voler sapere in anticipo dove arrivare (altrimenti si chiama ingannare, non discernere). 2. Bisogna farsi aiutare ad avviare un discernimento comunitario da persone e realtà che lo stanno esercitando su di sé e in gruppo, avendo l’umiltà di dire: non so fare, aiutatemi, e aiuta anche la mia gente in parrocchia.
Quattro mesi di discernimento comunitario. 3. E non sai dove ti porterà, cosa maturerà. Una cosa, però, la sai: tu per primo come parroco e cappellano ti coinvolgerai un camminare inedito, non collaudato e ti farà bene; coinvolgerai la tua gente, senza più dar loro orari e giorni di catechesi vecchio stile al pari del calcio, della piscina, della danza, ecc. 4. I locali della parrocchia saranno usati per un ritrovo comune una tantum, ma la catechesi a piccoli gruppi sarà nelle case, nelle famiglie, valorizzando le amicizie già consolidate tra gruppi di genitori. Chi prepara i genitori? È nel discernimento comunitario che maturerà questa ed altre risposte. La pastorale già cotta e mangiata consegnandola nelle fotocopie alla gente è morta (molto prima del Covid).
Non riprendere la catechesi come prima. E se falliamo? Meglio fallire che la staticità. Credi nel discernere (in Dio) perché il discernere (Dio) crede in te. Se non ora, quando?
dongiacomo.ruggeri@gmail.com