Pier Giuseppe Accornero – sacerdote, giornalista, scrittore
Non ci sarà, per ora, un secondo incontro tra Papa Francesco e il Patriarca Kirill dopo quello a L’Avana nel 2016. Francesco non andrà a Kiev «perché a cosa servirebbe se poi la guerra continua il giorno dopo». Ma non tronca i rapporti: «Caro fratello! Possa lo Spirito Santo trasformare i nostri cuori e renderci veri operatori di pace, specialmente per l’Ucraina dilaniata dalla guerra, affinché il grande passaggio pasquale dalla morte alla nuova vita in Cristo diventi una realtà per il popolo ucraino, desideroso di una nuova alba che porrà fine all’oscurità della guerra», scrive a Kirill per la Pasqua che alcune Chiese cattoliche e ortodosse hanno celebrato domenica 24 aprile, secondo il calendario giuliano. La feroce aggressione della Russia all’Ucraina – oltre alle devastazioni di città e paesi con un numero incalcolabile di morti e feriti, orfani e sfollati, mutilati e invalidi, oltre al carico di odio e rancore che provoca ovunque, non solo tra i belligeranti –, è un colpo micidiale al dialogo ecumenico e all’interno del mondo ortodosso. Una prova è la ribellione di parecchi pope ortodossi russi contro Kirill. Anche la voce – non veritiera – della cacciata del Patriarca dal Consiglio mondiale delle Chiese è sintomo del grave malessere.
Il papa non va a Kiev
In un’intervista al quotidiano argentino «La Nacion» tocca il dramma-Ucraina. Inutili finora gli appelli per la fine della guerra o almeno per una tregua: «Non posso fare nulla che metta a rischio gli obiettivi superiori, che sono la fine della guerra, una tregua o almeno un corridoio umanitario. A che servirebbe che il Papa andasse a Kiev se la guerra continuasse il giorno seguente?». Nel viaggio a Malta il 2-3 aprile aveva detto che la possibilità di una visita a Kiev «è sul tavolo». Quel viaggio, per ora non si fa soprattutto – ma il Pontefice non lo dice – per la netta opposizione di Kirill.
Niente incontro con Kirill
Francesco dice che il secondo incontro con Kirill era in programma in giugno a Gerusalemme: «Mi dispiace annullare l’incontro con Kirill, ma la nostra diplomazia ritiene che un incontro porterebbe molta confusione» e i fedeli non capirebbero. Kirill è sempre più isolato nel mondo cristiano, ortodosso, cattolico, protestante, anche se Bergoglio dice che la relazione «è molto buona». Spiega la sua visita all’ambasciata russa presso la Santa Sede il 25 febbraio, il giorno dopo l’aggressione: «Ero solo, non ho voluto che mi accompagnasse nessuno. È stata una mia responsabilità personale, una decisione che ho preso dopo una notte di veglia pensando all’Ucraina. È chiaro per chi vuole vederlo che stavo segnalando al governo che avrebbe potuto porre fine alla guerra nell’istante successivo. Desideravo fare qualcosa e sono disposto a fare tutto».
Il papa scrive a Kirill
«Diventiamo operatori di pace per l’Ucraina dilaniata dalla guerra. Il passaggio dalla morte alla nuova vita in Cristo diventi una realtà per il popolo ucraino, desideroso di una nuova alba che porrà fine all’oscurità della guerra». Bergoglio scrive a Kirill e agli altri Patriarchi delle Chiese orientali proponendo una tregua: «Si ascolti la gente che vuole la pace. Sentiamo tutto il peso della sofferenza della famiglia umana, schiacciata dalla violenza, dalla guerra e da tante ingiustizie. La morte di Cristo è stata l’inizio di una nuova vita e di liberazione dal peccato e un’occasione per la nostra gioia pasquale, aprendo a tutti la via dall’ombra delle tenebre alla luce del regno di Dio». Come niente fosse, Putin si presenta alla celebrazione della Pasqua nella cattedrale di Cristo Salvatore sulla piazza Rossa ed elogia la Chiesa russa per «la fruttuosa cooperazione con lo Stato e per l’enorme contributo alla promozione dei valori tradizionali nella società, nella famiglia, nell’educazione delle giovani generazioni». Ha ragione lo storico Andrea Riccardi: «Nella Chiesa russa persiste una volontà imperiale».
L’appello ONU: «Cessate il fuoco!»
Bergoglio si unisce all’appello Onu per una tregua, lanciato dal segretario generale Antonio Guterres, d’accordo con Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica. Si invoca la protezione del Signore perché «la popolazione intrappolata in zone di guerra sia evacuata» e si chiede «a chi ha la responsabilità di ascoltare il grido di pace della gente». Francesco per la Pasqua cattolica aveva chiesto una tregua e, incontrando tremila fedeli del santuario lombardo Madonna delle lacrime di Treviglio, ricorda che il conflitto «sta distruggendo tutto e tutti».
Storica rivalità Russia-Ucraina
L’Ucraina ha sempre mal sopportato il predominio russo. Il 22 novembre 1917, in piena rivoluzione bolscevica, l’Ucraina si proclama indipendente. La Russia comunista cede Polonia e Ucraina alla Germania, per uscire dalla Grande Guerra e dedicarsi allo sterminio di coloro che non amano i soviet. Al comunismo rivoluzionario (1917-21) seguono il dominio assoluto di Lenin (1921-24) e la tremenda dittatura di Stalin (1924-53). Trasforma la Russia in Paese industriale ma uccide milioni di concittadini; invade l’Europa centro-orientale; il comunismo sovietico continua l’imperialismo zarista; realizza sì migliori condizioni di vita delle masse ma abolisce libertà e democrazia; lotta senza quartiere contro ogni religione; perseguita ortodossi, cattolici e protestanti, ebrei e islamici. Stalin e il più grande persecutore religioso della storia. Tra i misfatti del déspota georgiano c’è lo sterminio della Chiesa cattolica d’Ucraina: 4 milioni di fedeli; otto dei dieci vescovi e migliaia di sacerdoti muoiono nei «gulag» della Siberia e c’è il genocidio dell’«Holodomor» (1929-33), terribile carestia provocata in Ucraina dal regime con milioni di vittime.