Giancarlo Tettamanti – giornalista, pubblicista, socio-fondatore AGESC

Un accorato appello venne indirizzato da Joseph Ratzinger-Benedetto XVI all’Europa affinché riscoprisse e riaffermasse la sua vera origine e identità che l’hanno resa grande e un modello di bellezza e di umanità. Con il testo “La vera Europa – Identità e missione”, il compianto papa emerito volle chiarire che non si trattava di imporre a fondamento dell’Europa le verità di fede, quanto, piuttosto, di fare una scelta ragionevole, che riconoscesse che è più naturale e giusto vivere “come se Dio ci fosse”, piuttosto che “come se Dio non esistesse”. In quest’ottica, ebbe ad evidenziare che l’Europa, procedendo all’unificazione in modo unilaterale all’insegna dell’economico, della quantità, della non attenzione alla storia e dell’astorico, con un cammino senza interventi correttivi, non offrirebbe più una vera speranza. “L’omologazione della vita in tutti i suoi ambiti, dall’abbigliamento al cibo, agli edifici e alla lingua, porta con sé un appiattimento degli spiriti, all’interno del quale proprio il continuo cambiamento delle forme esteriori, viene sperimentato come moria totale”.

“La persona umana – scriveva – diventa senza anima, diventa nel vero senso della parola un alieno a se stesso. Laddove il morale e il religioso vengono ricacciati nell’esclusivamente privato, vengono a mancare le forze, che sole possono formare una comunità e tenerla insieme”. Ed è questo un problema molto serio: l’antitesi tra tolleranza e verità, che sempre più diventa il dilemma del nostro tempo. La conseguenza – sottolineò – di una totale neutralità morale e religiosa, canonizza il potere del più forte: la maggioranza diventa l’unica fonte del diritto. Solo riscoprendo la propria anima, diviene possibile salvare sé stessi e il mondo dalla autodistruzione. “L’Europa fa oggi il tentativo di rivestirsi della propria storia e di dichiararsi neutrale nei confronti della fede cristiana, anzi, nei confronti della fede in Dio, per arrivare finalmente ad una tolleranza senza frontiera: un simile pensiero e comportamento che si pone contro la storia, è autodistruttivo”. La libertà senza fondamenti morali diventa anarchia, e l’anarchia conduce inevitabilmente al totalitarismo, anzi, è già una manifestazione dello spirito totalitario. “Sembra che il mondo di valori dell’Europa, la cui cultura e la sua fede, su cui si basa la sua identità, sia giunto alla fine e sia propriamente già uscito di scena. L’Europa sembra diventata vuota al suo interno, paralizzata, da un certo qual senso, da una crisi del suo sistema circolatorio, ma così mette a rischio la sua vita, affidata per così dire a trapianti, che poi, però, non possono che eliminare la sua identità. A questo interiore venir meno delle forze spirituali portanti corrisponde di fatto che anche eticamente l’Europa appare sulla via del congedo”. “C’è una strana mancanza di voglia del futuro. I figli che sono il futuro, vengono visti come una minaccia per il presente; essi ci portano via qualcosa della nostra vita, così si pensa. Essi non vengono sentiti come una speranza, bensì come un limite del presente”. Appare estremamente evidente la differenza tra progresso materiale-tecnico e progresso reale, definito come spiritualizzazione. Il mondo occidentale si trova in una crisi la cui causa la si vede nel fatto che dalla religione si è decaduti al culto della tecnica, della nazione, del militarismo. E la crisi ha un nome: secolarismo. Se si conosce la causa della crisi si può indicare anche la via della guarigione: deve essere nuovamente introdotto il momento religioso, di cui fa parte l’eredità religiosa di tutte le culture, ma specialmente quello che è rimasto del cristianesimo occidentale. Alle visioni biologistiche in atto, si contrappone qui una visione volontaristica, che punta sulla forza delle minoranze creative e sulle personalità singole eccezionali.

“Questa la domanda che ci si pone: è giusta questa diagnosi? E se sì, è in nostro potere introdurre nuovamente il momento religioso, in una sintesi di cristianamente residuale ed eredità religiosa dell’umanità?”. Ci si pone il compito di interrogarci su che cosa può garantire il futuro, e su che cosa è in grado di continuare a far vivere l’interiore identità dell’Europa attraverso tutte le metamorfosi storiche. E ancora più semplicemente: che cosa anche oggi e domani promette di donare la dignità umana ed una esistenza conforme ad essa? Da qui ulteriori domande: a che punto siamo oggi? Come devono andare avanti le cose? Nei violenti sconvolgimenti del nostro tempo, c’è una identità dell’Europa che abbia un futuro e per la quale possiamo impegnarci con tutto noi stessi? Alle domande, Joseph Ratzinger, brevemente espresse risposte, indicando gli elementi morali fondanti che non dovrebbero essere dimenticati. 

“Un primo elemento è l’incompiutezza con cui la dignità umana e i diritti umani devono essere presentati come valori che precedono qualsiasi giurisdizione statale. Questi diritti fondamentali non vengono creati dal legislatore, né conferiti ai cittadini, ma piuttosto esistono per diritto proprio, sono da sempre da rispettare da parte del legislatore, sono a lui previamente dati come valori di ordine superiore. Questa validità della dignità umana previa ad ogni agire politico e ad ogni decisione politica rinvia ultimamente al Creatore: solamente Egli può stabilire valori che si fondano sull’essenza dell’uomo e che sono intangibili. Essi non sono valori manipolabili per nessuno: è la vera e propria garanzia della nostra libertà e della grandezza umana”.

“Oggi – evidenziava il compianto papa emerito – quasi nessuno negherà direttamente la precedenza della dignità umana e dei diritti umani fondamentali rispetto ad ogni decisione politica. Ma nell’ambito concreto del cosiddetto progresso della medicina ci sono minacce reali per questi valori: sia che noi pensiamo alla clonazione, sia che pensiamo alla conservazione dei feti a scopo di ricerca e di donazione degli organi, sia che pensiamo a tutto quanto nell’ambito della manipolazione genetica, la lenta consunzione della dignità umana che qui ci minaccia, può esser e misconosciuta. A ciò si aggiungono i traffici di persone umane, le nuove forme di schiavitù, l’affare dei traffici di organi umani a scopo di trapianti […] Senza omettere lo sconvolgimento in Europa di matrimonio e famiglia. Il matrimonio monogamico, come struttura fondamentale nella relazione tra uomo e donna, e al tempo stesso come cellula della formazione della comunità statale, è stato forgiato a partire della fede biblica. E sempre vengono addotte ‘finalità buone’, in nome di una libertà presunta, per giustificare ciò che non è giustificabile”. Infine, la questione religiosa. Senza entrare nel merito della discussione complessa degli ultimi anni, Benedetto XVI, metteva in rilievo un aspetto fondamentale per tutte le culture: il rispetto nei confronti di ciò che per l’altro è sacro, e particolarmente il rispetto per il sacro nel senso più alto, per Dio, cosa che è lecito trovare anche in colui che non è disposto a credere in Dio. Laddove questo rispetto viene perduto, viene infranto, in una società qualcosa di essenziale va perduto. Nella nostra società, grazie a Dio, viene punito chi disonora la fede di Israele, la sua immagine di Dio, le sue grandi figure. E ciò avviene nei confronti di chi vilipendi il Corano e le convinzioni di fondo dell’islam. Laddove invece si tratta di Cristo e di ciò che è sacro per i cristiani, ecco che allora la libertà di opinione appare come il bene supremo”.

È evidente che ricorrere alla libertà di opinione per negare, minacciare e addirittura distruggere la libertà religiosa e le sue profonde convinzioni, è distruggere l’onore e la dignità dell’altro, e ciò non è libertà, ma sopruso. È la negazione dei diritti umani ai quali l’Europa dice di credere, ma che in realtà dileggia. “C’è qui un odio di sé dell’occidente che è strano e che si può considerare solo come qualcosa di patologico. L’Europa, per sopravvivere, ha bisogno di una nuova – certamente critica e umile – accettazione di sé stessa, se non vuole davvero sopravvivere”. Da qui l’evidenza della necessità di un riconoscimento e l’attestazione delle proprie radici cristiane, come collante per una società europea libera, solidale e sussidiaria. Ma come andranno le cose in Europa in futuro non lo sappiamo. La “carta dei diritti fondamentali” può essere un primo passo, un segno che l’Europa cerca nuovamente in maniera cosciente la sua anima.

Ed è questo il messaggio che Joseph Ratzinger-Benedetto XVI – ha lasciato “a memoria futura”.