Pier Giuseppe Accornero – sacerdote, giornalista, scrittore
Sarà beatificata un’intera famiglia polacca, massacrata dai nazisti per aver aiutato gli ebrei. Papa Francesco ha approvato il decreto. Gli Ulma – i genitori Józef e Wiktoria, i sei bambini, più un settimo in grembo alla madre – furono sterminati dai nazisti.
Il 27 gennaio 1945 (78 anni fa), i sovietici della 60ª armata del maresciallo Ivan Konev arrivano nella città polacca di Oświęcim (Auschwitz in tedesco) e scoprono l’orrore dei «lager» nazisti, lo stesso orrore dei «gulag» che i comunisti disseminano nell’immensa Unione Sovietica. Le testimonianze dei sopravvissuti rivelano l’orrendo genocidio. Il 1° novembre 2005 l’ONU proclama il 27 gennaio «Giornata della memoria» delle vittime e di coloro che si prodigarono per aiutarle. Dal 1962 il «Memoriale Yad Vashem» conferisce ai non ebrei il titolo di «Giusti tra le nazioni». Al 1° gennaio 2018 sono 26.973 di cui 6.706 polacchi.
La Polonia è invasa da ovest il 1° settembre 1939 dalle truppe hitleriane e da Est, 17 giorni dopo, dall’Armata Rossa ed è spartita tra la Germania nazista e l’Unione Sovietica comunista. I tedeschi sterminano gli intellettuali; predano i beni materiali, agricoli e industriali polacchi; sfruttano il Paese per le materie prime e la manodopera a basso costo; spostano forzatamente migliaia di cittadini; sterminano la popolazione polacca ed ebraica. Gli ebrei in Polonia arrivano a essere 3,5 milioni, il 10 per cento della popolazione. I nazisti applicano varie forme di discriminazione: rimozione dal lavoro, divieto di frequentare scuole e università, obbligo di portare sui vestiti una stella gialla sul petto, lavoro forzato, distretti isolati (ghetti) che facilitano lo sterminio per fame, saccheggio delle proprietà.
Una svolta drammatica è la decisione nazista di eliminare gli ebrei: dal 1942 scatta il «piano generale di sterminio» di 11 milioni di ebrei in Europa. Nelle aree occupate della Polonia creano campi di sterminio come Auschwitz. Gli occupanti tedeschi introducono una legge particolarmente severa e odiosa: qualsiasi aiuto agli ebrei è punito con la pena di morte. Sotto l’occupazione nazista un milione di cittadini, malgrado il grandissimo rischio che corrono, aiutano in vari modi gli ebrei: si calcola che circa un milione di polacchi aiutarono e salvarono più di 100 mila ebrei. Una vera campagna, condotta da organizzazioni e associazioni clandestine, tra cui «Zegota», Consiglio per gli aiuti agli ebrei. La Chiesa reagisce condannando persecuzione e sterminio, organizzando aiuti materiali, nascondendo gli ebrei nelle case religiose e nei monasteri, incoraggia ogni forma di aiuto con l’esempio di vescovi, sacerdoti e suore. Ciò avviene in tutta Europa: di fatto la Chiesa cattolica imita l’esempio di Pio XII che non parla ma agisce, salvando migliaia di ebrei.
Gli Ulma, pur consapevoli del rischio e nonostante le ristrettezze economiche, mossi dal comandamento dell’amore e dall’esempio del «buon samaritano», nascondono famiglie ebree fino a quando i gendarmi fanno irruzione assassinando gli ebrei e trucidando l’intera famiglia, compreso il bimbo che sarebbe dovuto venire alla luce. I bambini erano battezzati e coinvolti nella fede operosa dei genitori. Per il nascituro vi fu il battesimo di sangue. Il grande villaggio di Markowa, nella Polonia sud-orientale, aveva 4.442 abitanti, tra cui 120 ebrei. Józef Ulma era molto conosciuto perché dotato di talenti e intraprendente: gestiva un vivaio di alberi da frutta, si occupava di apicoltura e dell’allevamento del baco da seta. Buon cattolico era impegnato in varie attività sociali: nell’associazione della gioventù cattolica era bibliotecario e fotografo. La fotografia era la passione di questo contadino «illuminato». Sposa Wiktoria Niemczak, un matrimonio riuscito e felice.
L’organizzazione nazista mantiene l’ordine e si serve della gendarmeria locale. Nel 1942 i tedeschi ammazzarono la maggior parte degli abitanti ebrei di Markowa. Sopravvivono soltanto gli ebrei nascosti nelle case dei contadini. Un poliziotto locale avvisa i tedeschi che gli Ulma nascondono gli ebrei. I gendarmi e i nazisti organizzano una spedizione punitiva: all’alba del 24 marzo 1944 entrano nella fattoria e i nazisti fucilano gli ebrei e i coniugi Józef e Wiktoria Ulma. Narra un testimone: «Si sentivano grida tremende, il lamento delle persone e le voci dei bambini che chiamavano i genitori fucilati. Una scena raccapricciante». I tedeschi discutono cosa fare dei bambini e li ammazzano. Un ceco germanizzato fucila tre-quattro bambini: «Ecco come finiscono i porci polacchi che nascondono gli ebrei».
Gli abitanti di Markowa erigono un monumento ai concittadini uccisi: «Salvando la vita degli altri, sacrificarono la loro: Józef Ulma, sua moglie Wiktoria, i loro figli Stasia, Basia, Władziu, Franuś, Antoś, Marysia e il figlio non nato. Che il loro sacrificio sia invito a rispettare e amare ogni uomo. Erano figli di questa terra e rimangono nei nostri cuori». Il 24 marzo, data dell’eccidio, è dichiarato dal Parlamento «Giornata nazionale della memoria per i polacchi che salvarono ebrei durante l’occupazione tedesca». I membri della famiglia Ulma sono proclamati da Israele «Giusti tra le Nazioni» e nel 2003 la Chiesa inizia il processo canonico.
Padre Giuseppe Girotti aiutò gli ebrei, perciò deve morire – «Aiutava gli ebrei» è l’accusa scritta sul registro del campo di sterminio di Dachau, nel quale Giuseppe Girotti, n. 113355, è internato e ucciso. Da una famiglia stimata e povera di Alba (Cuneo) nasce il 19 luglio 1905. Sacerdote domenicano, intelligentissimo studioso e insegnante della Bibbia nello Studium (Seminario teologico) domenicano a Torino-Santa Maria delle Rose. Non esita a soccorrere gli ebrei perseguitati dalle leggi razziali. Sotto l’impulso di Pio XII e dei vescovi migliaia di israeliti e perseguitati politici sono nascosti nei conventi e nelle parrocchie di Roma e di tutta Italia. Padre Girotti è al centro dell’attività antifascista e di una rete di solidarietà. Ma è tradito da un miserabile che aveva aiutato e cade nel tranello della polizia fascista. Il 29 agosto 1944 inizia una terribile via crucis che lo porta nel lager di Dachau.
In questa bolgia infernale passano circa 3.800 preti e oltre 1.500 sono uccisi dopo umiliazioni inflitte con sadismo nazista. A un prete cattolico tedesco una SS mette la corona del rosario sulla testa, pugni e calci per tutto il campo urlando: «È arrivato finalmente un maiale di prete. Poi arriverà anche il gran prete di Roma e allora la truffa cattolica finirà una volta per tutte». Girotto smagrisce a vista d’occhio: «Sono solo più pelle e ossa. Un mucchietto di ossa e pelle flaccida». Il giorno di Pasqua, 1° aprile 1945: è ucciso con una iniezione di benzina. Sulla cuccetta i compagni scrivono «Qui dormiva san Giuseppe Girotti». Ventotto giorni dopo gli americani liberano Dachau. Il 14 febbraio 1995 è dichiarato «Giusto tra le nazioni» e il 26 aprile 2014 è beatificato ad Alba.