Pier Giuseppe Accornero – sacerdote, giornalista, scrittore
«La violenza non è mai giustificata». Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella fa presente al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, «trovandone condivisione», che «l’autorevolezza delle forze dell’ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento». Con l’abituale signorilità e fermezza, interpellando il responsabile del Viminale, si rivolge alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, al governo e ai partiti di destra, ai poliziotti che hanno selvaggiamente manganellato gli studenti quindicenni che manifestavano ordinatamente e pacificamente a Pisa, e Mattarella ha detto una cosa saggissima e condivisibilissima: «I manganelli esprimono un fallimento». Infatti hanno fallito gli agenti – raramente si è vista tale violenza – e i loro capi-reparto; hanno fallito i responsabili locali; capo della Digos, questore e prefetto; hanno fallito il capo della Polizia e il ministro degli Interni che, dopo, hanno accampato scuse improponibili; hanno fallito il governo e i partiti che lo sostengono. Interessante osservare che a manganellare non c’erano né i Carabinieri, né la Guardia di Finanza, solo la Polizia. Ed è inutile girarci attorno: sono convinto che i poliziotti hanno picchiato così rudemente perché convinti di avere alle spalle un governo pronto a difenderli. E Salvini batte ogni primato di scempiaggine affermando: «Chi batte un poliziotto è un criminale». E i poliziotti che picchiano senza motivo dei giovani inermi, che cosa sono? Dei criminali anche loro. Ma certo, Salvini ammira il «macellaio» Putin e la sua polizia assassina. Anche la diocesi di Pisa, con una nota firmata dall’arcivescovo Giovanni Paolo Benotto, interviene – in maniera molto urbana e con termini passati in lavatrice – sul «fattaccio» nella città della Torre. «Il Consiglio Pastorale dell’arcidiocesi di Pisa esprime profonda preoccupazione e sconcerto per gli scontri avvenuti nel centro della città, che hanno causato il ferimento di alcuni studenti, anche minorenni. La diocesi ritiene che la violenza non sia mai giustificata e, in attesa che si faccia luce sull’accaduto e sull’operato delle forze dell’ordine, auspica che tutte le autorità competenti intervengano per garantire il corretto e pacifico confronto democratico, tutelando la sicurezza di tutti, dei giovani in particolare». Aggiunge: «Erano tutti ragazzi delle medie e delle superiori, facevano parte di un collettivo autonomo e manifestavano per la pace in Palestina». Testimoni parlano di un gruppo di cento persone. Ancora più grave – per la Polizia – il fatto che non avevano né fumogeni né alcun tipo di oggetto che potesse minare l’incolumità degli agenti. Testimoni ricordano che la violenza sproporzionata – non si registrano comunicati ufficiali che spieghino la dinamica – si consuma in poco meno di due minuti. Feriti, con contusioni e fratture, 11 manifestanti e due agenti.
Il Consiglio Pastorale si riunisce in seduta ordinaria, secondo il calendario predisposto, il 23 febbraio pomeriggio, poche ore dopo il fattaccio in centro città, a pochi metri da piazza dei Cavalieri: «In attesa che si faccia luce sull’accaduto e sull’operato» della Polizia, il Concilio Pastorale afferma: «Il dialogo pacifico e il ripudio della violenza in tutte le sue forme è l’unico percorso capace di edificare la nostra casa comune su solide basi».
La Chiesa di Pisa definisce «tragica» la situazione in Israele e Palestina. L’arcivescovo Benotto «ribadisce la condanna per l’attacco terroristico dell’ottobre scorso e per la strage in corso nella striscia di Gaza». L’arcidiocesi è impegnata con Caritas Gerusalemme «a sostegno di tutte le persone che subiscono, in Terra Santa, gli orrori della guerra» e si unisce «a tutti coloro che chiedono l’immediato cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi».
Condivide inoltre l’operato di Papa Francesco che chiede con forza dall’inizio del conflitto che «il popolo palestinese e il popolo di Israele abbiano il diritto di vivere in pace come due popoli fratelli. Le controversie vengano risolte con il dialogo e i negoziati e non con una montagna di morti da entrambe le parti».