Giacomo Ruggeri – pastoralista

Se al cassiere del supermercato provi a chiedere il significato della parola escatologia, una delle reazioni più probabile è di sentirti dire con stupore: «In quale reparto dovrebbe essere? Cosmetica? Se vuole chiedo al direttore». Tra il serio e il faceto, tra una battuta scherzosa e una più riflessiva stiamo assistendo a quella che chiamo la mutazione genetica dell’oltre-umano. La cultura dell’affastellato mondo nascente-imperante dell’IA è impostata per ri-creare una seconda vita a tutto ciò che la persona non riesce a capire, comprendere, possedere, strutturare.

Escatologia: è la riflessione e lo studio teologico sulle cose ultime della vita, quelle estreme (in greco ἔσχατος, in latino novissimă, nŏvissĭmus) a partire dalla morte; segue la riflessione sui cosiddetti novissimi inferno, purgatorio, paradiso. Delle cose ultime fa parte anche la risurrezione dai morti. Nella generazione che rimuove Dio dal suo orizzonte quotidiano, quella della morte è la rimozione per eccellenza. Non è un rimuoverla cancellandola, ma mutandola nel suo significato. La scelta delle agenzie funebri di offrire il servizio a pagamento della lapide digitale, ad esempio, è la conferma di tale mutazione. Se la morte è sinonimo di cessazione definitiva di una vita, la cultura attuale della fine con l’oltre: nulla è finito, ma tutto può continuare. Inquadrando con il cellulare il Qr-code incastonato dall’agenzia sulla lapide della persona defunta al cimitero si accedono a file audio con la voce della persona cara, le sue foto, i suoi video, i suoi scritti e tutto rigorosamente aggiornato dai partenti tramite un account di accesso.

Nell’era dell’IA la lapide digitale risulta essere già surclassata perché nel digitale vige il motto: il nuovo è già vecchio. Siamo in Corea del Sud: la società DeepBrain AI ha sviluppato l’app Rememory. Funziona così: la persona che vorrà essere ricordata, che probabilmente sa di non avere ancora molto tempo, si sottopone a una seduta di registrazione video della durata di sette ore. Nel corso della lunga ripresa video, l’intelligenza artificiale apprende modo di parlare, di gesticolare, mimica facciale e anche tono della conversazione. Una volta incamerati i dati, Rememory clona quella persona creandone una versione virtuale con cui sarà possibile parlare attraverso una videochiamata dopo la morte. Nel sito della DeepBrain AI si legge: «Rememory è un servizio che utilizza la tecnologia dell’intelligenza artificiale che consente alla famiglia in lutto di incontrare e parlare con la persona amata deceduta. Ti aiutiamo a realizzare il tuo desiderio di incontrare il tuo familiare che ti manca ma che non è più in questo mondo. Puoi superare i limiti dei messaggi unidirezionali come audio o video registrati dei tuoi cari e comunicare in entrambe le direzioni. I gemelli digitali lasciati dal defunto leniscono i cuori delle persone in lutto sottoforma di un nuovo tributo. Le famiglie in lutto possono mantenere un legame con il defunto attraverso l’intelligenza artificiale».[1] Il costo va dai 12mila ai 24mila dollari per la sola realizzazione del clone per le ore di registrazione, mentre il costo di ogni videochiamata è di 1.200 dollari.

I punti interrogativi sono diventati esclamativi

Che cosa c’è dopo la morte? Risorgeremo a vita eterna? Domande come queste, e altre similari, già da tempo nella cultura attuale stanno migrando dal punto interrogativo a quello esclamativo. Se ci si interroga lo si fa a livello (forse) individuale e sempre meno collettivamente. La stessa omiletica è carente in questo, complice anche un pensiero culturale che ecclissa Dio alla sfera privata. «Le classiche immagini del cielo e dell’inferno continuano ad assillarci, anche se la nostra epoca non ci crede più. C’è quindi bisogno di aiutare a comprendere e a chiarire ciò in cui si è creduto: occorre riflettervi e immaginarlo. Perché dove si perde la capacità di sperare nel futuro, anche quello oltre la morte, alla fine si perde ciò che è più propriamente umano».[2]

[1] deepbrain.io

[2] J. Rahner, Introduzione all’escatologia cristiana, Queriniana, Brescia 22018, p. 3.