Pier Giuseppe Accornero – sacerdote, giornalista, scrittore

«Una Chiesa in missione con l’impegno di tutti» chiede il testo-base che farà da guida alla II sessione della XVI Assemblea generale ordinaria (2-27 ottobre 2024) del Sinodo dei vescovi. In continuità con l’intero processo sinodale iniziato nel 2021, avanza proposte per una Chiesa sempre più vicina alla gente e in cui tutti battezzati partecipino alla sua vita. Tra gli spunti più partecipazione delle donne ai processi decisionali e più valorizzazione, ma nessuna porta aperta né al diaconato né al sacerdozio; più trasparenza.

Il cardinale segretario generale Mario Grech lo descrive come «il risultato e la testimonianza di una vera e propria polifonia» e annuncia la pubblicazione di un sussidio teologico. Per il relatore generale, il cardinale gesuita lussemburghese Jean-Claude Hollerich, la partecipazione al processo sinodale «è ampia e diversificata per una Chiesa di relazioni e non di burocrazia».

Il testo-base «è frutto dell’ascolto, del discernimento e della riflessione sulla sinodalità maturata» e sottolinea l’importanza della «accountability, responsabilizzazione».

È così strutturato: introduzione; tre parti (relazioni, percorsi, luoghi); conclusione. Le tre parti sono strettamente intrecciate e illuminano da prospettive diverse la vita sinodale missionaria della Chiesa». Il testo nasce dalle riflessioni che le conferenze episcopali, delle chiese orientali e altre realtà ecclesiali internazionali hanno presentato oltre ai rapporti redatti dai parroci.

Sono arrivate alla Segreteria 108 sintesi nazionali preparate dalle conferenze episcopali, nove risposte pervenute dalle chiese orientali, quattro dall’Unione dei superiori generali e dell’Unione internazionale delle superiore generali. Questo ricco materiale costituisce l’armatura portante del documento: «Ben 70 persone sono state interpellate e chiamate a dare il loro apporto, in presenza o a distanza: vescovi e presbiteri, consacrati e consacrate, laici e laiche. Tra loro biblisti, teologi, canonisti, esperti in scienze umane. «Si è così realizzato un variopinto concerto di voci, una vera e propria polifonia, ricca di timbri e accenti, di cui l’instrumentum laboris è il risultato e la testimonianza». È rivolto prevalentemente ai membri della seconda sessione, ma è anche un valido strumento per gruppi diocesani e nazionali che desiderano proseguire il cammino di riflessione e discernimento.

La prima parte sottolinea il desiderio di una Chiesa non burocratica, ma concreta. «Lungo il processo sinodale e a tutte le latitudini è emersa la richiesta di una Chiesa non burocratica, ma capace di nutrire le relazioni: con il Signore, tra uomini e donne, nella famiglia, nella comunità, tra gruppi sociali. Solo una trama di relazioni che intrecci la molteplicità delle appartenenze è in grado di sostenere le persone e le comunità, offrendo loro punti di riferimento e di orientamento e mostrando la bellezza della vita secondo il Vangelo: è nelle relazioni – con Cristo e nella comunità – che si trasmette la fede».

Sul ruolo delle donne nella Chiesa si reclama «una più ampia partecipazione nei processi di discernimento ecclesiale e a tutte le fasi dei processi decisionali e anche un più ampio accesso a posizioni di responsabilità nelle diocesi e nelle istituzioni, anche “nel ruolo di giudice nei processi canonici; un maggiore riconoscimento e un più deciso sostegno alla vita e ai carismi delle consacrate e il loro impiego in posizioni di responsabilità». Stop invece al diaconato femminile, «richiesto da alcune chiese locali, mentre altre ribadiscono la contrarietà. Il diaconato femminile non sarà oggetto dei lavori» .

La seconda parte pone in luce «i processi che assicurano la cura e lo sviluppo delle relazioni, in particolare l’unione a Cristo in vista della missione e l’armonia della vita comunitaria, grazie alla capacità di affrontare insieme conflitti e difficoltà; mette a fuoco quattro ambiti distinti profondamente intrecciati: la formazione, in particolar modo all’ascolto e al discernimento, che conduce a sviluppare modalità partecipate di decisione nel rispetto dei diversi ruoli». «Pare opportuna una riflessione sull’articolazione dei processi decisionali. Quest’ultima d’abitudine prevede una fase di elaborazione o istruzione (decision-making, secondo la terminologia inglese usata anche in altre lingue), attraverso un lavoro comune di discernimento, consultazione e cooperazione, che informa e sostiene la successiva presa di decisione (decision-taking), che spetta all’autorità competente (in una diocesi o eparchia). Fra le due fasi non vi è competizione o contrasto, ma con la loro articolazione concorrono a che le decisioni prese siano quanto più possibile conformi al volere di Dio».

La terza parte sottolinea: «nella vita sinodale missionaria della Chiesa le relazioni di cui è intessuta e i percorsi che ne assicurano lo sviluppo, non possono mai prescindere dalla concretezza di un “luogo”, cioè di un contesto e di una cultura».