Pier Giuseppe Accornero – sacerdote, giornalista, scrittore

Una veglia, presieduta da Papa Francesco, con testimonianze e richiesta di perdono per i peccati della Chiesa: è la novità più grossa della seconda sessione (2-27 ottobre 2024) del Sinodo dei vescovi sulla sinodalità in programma a Roma. Il Sinodo è un tempo di preghiera, «non una convention ma un’assemblea ecclesiale che prega, è tempo di ascolto della Parola di Dio e dello Spirito e anche una occasione per implorare da Dio il perdono per i peccati della Chiesa». Il cardinale Mario Grech, segretario generale del Sinodo, presenta così la seconda sessione  e ricorda che il Papa, all’apertura del «Cammino sinodale» il 9 ottobre 2021 disse che «il protagonista del Sinodo è lo Spirito Santo».

Ritiro spirituale e veglia penitenziale

Il dibattito sarà preceduto da un ritiro spirituale, il 30 settembre-1° ottobre, guidato dal domenicano Timothy Radcliffe, dalla benedettina Ignazia Angelini e dal camaldolese Matteo Ferrari. La novità è appunto la veglia penitenziale martedì 1° ottobre sera in  San Pietro, presieduta da Francesco, aperta a tutti, in particolare ai giovani «perché a loro è affidato il messaggio della Chiesa e perché essi soffrono per i nostri peccati e per i peccati nella Chiesa» spiega il cardinale Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Luxembourg, relatore generale. In particolare, si confesserà il peccato contro la pace, contro il creato, contro le popolazioni indigene, contro i migranti; il peccato degli abusi; il peccato contro le donne, la famiglia, i giovani; il peccato della «dottrina usata come pietre da scagliare contro qualcuno»; il peccato contro la povertà; contro la mancanza di ascolto, comunione e partecipazione di tutti alla vita della Chiesa. Il Papa rivolgerà, a nome di tutti, la richiesta di perdono a Dio e alle sorelle e i fratelli.

Preghiera ecumenica

Si svolgerà la sera dell’11 ottobre, data che ricorda l’apertura, 62 anni fa l’11 ottobre, 1962 del Concilio Vaticano II da parte di Giovanni XXIII: di quella giornata formidabili restano il discorso di apertura «Gaudet mater Ecclesia» e il «discorso sulla Luna» alla sera quando Papa Roncalli si affacciò alla finestra del suo studio. Il 21 ottobre altra giornata di ritiro in vista del dibattito sul documento finale: «Sarà un alternarsi di momenti di preghiera personale, dialogo e comunione fraterna nell’ascolto e nell’amore reciproco e nella preghiera», spiega il cardinale Grech che invita le comunità religiose, specie di vita contemplativa, a pregare «perché siamo docili alla voce dello Spirito Santo».

Quattro forum aperti a tutti

Altra novità i quattro forum teologico-pastorali aperti a tutti. Due, in contemporanea, il 9 ottobre su «Il popolo di Dio, soggetto della missione» e «Il ruolo e l’autorità del vescovo in una Chiesa sinodale» e gli altri due, sempre in contemporanea, il 16 ottobre, su «Le mutue relazioni tra Chiesa locale e Chiesa universale» e «L’esercizio del primato e il Sinodo dei vescovi». Questi quattro temi sono collegati all’«Instrumentum laboris» e ai «forum» parteciperanno teologi, canonisti, vescovi, persone coinvolte. Per il resto non sono previsti grandi cambiamenti rispetto alla sessione del 2023.

I numeri del Sinodo

L’elenco dei partecipanti non presenta grandi cambiamenti rispetto alla prima sessione. In totale i membri con diritto di voto sono 368, di cui 272 vescovi e 96 non vescovi. Ci sono 26 sostituzioni – su richiesta degli interessati, alcuni per salute ma «in nessun caso il Papa ha escluso qualcuno» -, 8 invitati speciali, i «delegati fraterni» passano da 12 a 16: «Il Papa Francesco ha aumentato il loro numero, visto il grande interesse che le altre Chiese hanno dimostrato per il cammino sinodale». È confermata la presenza di due vescovi dalla Cina. Tra i partecipanti per l’Asia centrale il cardinale Giorgio Marengo, torinese missionario della Consolata, prefetto Apostolico di Ulaanbaatar (Mongolia); mons. Roberto Repole, arcivescovo di Torino e vescovo di Susa; Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara; Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto; Domenico Battaglia arcivescovo di Napoli; Mario Enrico Delpini arcivescovo di Milano. Gli ultimi cinque sono stati eletti dall’episcopato italiano.

Passi da compiere

Il gesuita Giacomo Costa, segretario speciale, chiarisce che la seconda sessione «dovrà indicare i passi da compiere sui temi proposti dall’”Instrumentum laboris”, tenendo conto della concretezza e varietà dei vari contesti locali e della ricchezza delle esperienze sinodali»: si alterneranno dibattiti nelle assemblee (congregazioni) generali e nei 36 gruppi di lavoro («circuli minores»), divisi in cinque «tavoli linguistici». Il portavoce vaticano Paolo Ruffini ricorda: «Ogni partecipante è tenuto alla riservatezza» e assicura che l’informazione sarà esauriente.

Niente diaconato e sacerdozio alle donne

L’accesso delle donne ai ministeri ordinati, diaconato e sacerdozio – incalza un giornalista – e le questioni morali, temi non inclusi nell’«Instrumentum laboris», entrano o no nel Sinodo? La risposata è abbastanza fumosa e merita ricordare che l’«Instrumentum laboris», sul ruolo delle donne nella Chiesa, parla di «più ampia partecipazione nei processi di discernimento ecclesiale e a tutte le fasi dei processi decisionali e anche un più ampio accesso a posizioni di responsabilità nelle diocesi e nelle istituzioni, anche nel ruolo di giudice nei processi canonici; un maggiore riconoscimento e un più deciso sostegno alla vita e ai carismi delle consacrate e il loro impiego in posizioni di responsabilità». Stop invece al diaconato femminile, «richiesto da alcune Chiese locali, mentre altre ribadiscono la contrarietà. Il diaconato femminile non sarà oggetto dei lavori». Meno ancora, in ambito cattolico, si parla di sacerdozio alle donne.