Ugo UGHI – vicario episcopale per la formazione permanente del clero della diocesi di Fano Fossombrone Cagli Pergola

“Pregando, non sprecate parole … Il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate” (Mt 6,7-8).

Con il Mercoledì delle Ceneri ha inizio il Tempo di Quaresima. Il Vangelo in questo giorno ci propone, con chiarezza, tre strumenti con cui incamminarci verso la Pasqua: l’elemosina, il digiuno e la preghiera.

Pregare è parlare con Dio: certamente; ma è soprattutto e innanzitutto mettersi in atteggiamento di ascolto e di accoglienza di Dio e del suo disegno d’amore, nella radicata convinzione che Dio vuole sempre e solo il nostro bene. La preghiera esprime la nostra dimensione filiale nei confronti del Padre, anzi dell’ “Abbà” (cf Rm 8,15; Gal 4,6). Con questo appellativo Gesù si rivolge al Padre nella drammatica situazione del Getsemani e si abbandona totalmente nelle sue mani e alla sua volontà (cf Mc 14,36). E la nostra preghiera è gradita a Dio, quando gliela presentiamo uniti a Cristo, ai suoi sentimenti, “nel suo nome” (cf Gv 14,13).

Se il Signore sta all’inizio della nostra preghiera, il primo, fondamentale atteggiamento è quello della lode e del ringraziamento. Riconosciamo che tutto viene da Dio, tutto è suo dono: egli sempre ci precede con il suo amore e con la sua grazia! Questo ci permette di ampliare il sentimento di gratitudine e di piena disponibilità nelle relazioni con gli altri e con il creato, che vanno anch’essi riconosciuti come dono divino per noi! Di conseguenza, nessuno e niente saranno percepiti come avversari, tanto meno nemici, o come persone e cose di cui approfittare o da sfruttare, ma come opportunità di cui valersi e a cui concedersi. La preghiera autentica ci fa trovare la giusta dimensione con Dio e con il creato e cambia, rinnovandole e autenticandole, le relazioni sociali. Il “Padre nostro”, la preghiera insegnata da Gesù, è la preghiera dei figli e, insieme, dei fratelli e delle sorelle.

Consapevoli del nostro limite e della nostra radicale insufficienza, la preghiera si fa anche grido, invocazione di aiuto e di perdono. Dio comunica a noi quella forza di cui abbiamo bisogno, per attraversare le situazioni problematiche, complicate, sofferte della vita, e ci dona la grazia del perdono per restituirci e rafforzare la nostra dignità umana, intaccata dal peccato, e per aprirci alla speranza, ad uno sguardo fiducioso verso il futuro.

La preghiera immette in noi il “respiro” di Dio e ci permette di vedere persone e cose con l’occhio e con il cuore di Dio: una grazia divina irrompe nel nostro spirito.

Scuola di preghiera è l’incontro con la Sacra Scrittura, in particolare con il libro del Salterio, dove lode, ringraziamento, implorazione, pentimento, fiducia, speranza, abbandono in Dio si susseguono nei 150 Salmi. Essi hanno espresso e continuano a manifestare e ad alimentare la preghiera di Israele e della Chiesa. Nei Salmi è rispecchiata la nostra vita concreta sia personale che comunitaria. In essi è racchiuso il cammino del singolo, della famiglia, del popolo.

Si trovano molteplici sussidi per essere introdotti nella preghiera e supportati in essa, ma non possiamo mai dimenticare che “Maestro della preghiera” è lo Spirito Santo che fin dal battesimo abita in noi. Noi “non sappiamo come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito, perché egli intercede per i santi secondo i disegni di Dio” (Rm 8,26-27). Questo sta anche a dire che la preghiera non sempre e non soltanto si esprime con le parole, attraverso formule, ma anche con il silenzio adorante, accogliente e implorante.

Vertice e fonte ispiratrice di tutta la preghiera cristiana è la celebrazione liturgica con al centro, al cuore e al vertice l’Eucaristia. “Per Cristo, con Cristo e in Cristo, nello Spirito, il Padre viene incontro a noi e noi andiamo al Padre”.

La comunità cristiana deve essere e deve diventare sempre di più scuola di preghiera, luogo dove sia possibile pregare, spazio di silenzio e di gratuità per elevare mente e cuore a Dio.

La preghiera trasforma la nostra vita, conformandola progressivamente alla “forma” stessa di Cristo: è via necessaria per una vera conversione del cuore, della mentalità e di tutta la nostra condotta.

San Paolo ci ricorda che la preghiera non è “altro” dalla nostra vita: vi siamo totalmente coinvolti, anima e corpo, sentimenti ed emozioni, pensiero e azione: “Vi esorto, dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale” (Rm 12,1).