Testimoni di pietra o “nel cuore”? Sinodalità è testimonianza “del cuore”. Con il fratello e con il creato. Per Francesco “fratello” è qualsiasi uomo, qualsiasi creatura, senza esclusione di nessuno. La parola fratello, nelle sue componenti vuol dire “sostenere” e “nutrire”, queste le componenti della parola fratello, che ha in sé il maschile e il femminile.
Francesco sa porsi la questione della fraternità, ad intra e ed extra. E’ l’episodio della “perfetta letizia”, il dialogo con frate Leonardo. Cos’è perfetta letizia? Sono le offese, le ferite che si accolgono in umiltà. Nelle offese che ricevo e accolgo, riconosco anche le mie offese agli altri. La fraternità la si costruisce valorizzando i talenti che l’altro ha. L’altro non è un pezzo “di ricambio”. Non si può neanche usare la fede per escludere l’altro. Si tratta di un cammino che tocca l’io nella comunità e l’io ad extra, fino al dialogo con altri “credo” religiosi. Il cammino fa parte del linguaggio della fraternità. La fraternità la si fa camminando. Non ti appropri di niente, tutto è dono e tutto è donato. Ecco l’immagine dei sandali, che indica il cammino.
Francesco ci consegna tre concetti chiave: At-tenzione: tendere verso l’altro, uscire dall’io. Umiltà: che vuol dire la mia vita sia pronta a ricevere, perché sia generativa, apra alla bellezza. Felicità: “Felix” viene dai romani che vedevano la terra dare frutto. Felicità è nello stupore di colui che guarda e dice che bella quell’umanità ricca di frutti di Dio.