Quando parliamo di Evangelii Gaudium (EG) e sinodalità facciamo un’azione interpretativa. Il papa in EG parla di discepoli missionari, e tutto questo a posteriori può essere riletto in chiave “sinodale”: è il rovescio della medaglia dell’EG. I quattro principi in EG (221 – 237) sono validi anche per la sinodalità. Applicando a questi il doppio registro dell’ascolto e del camminare insieme emerge il volto di una Chiesa sinodale.
L’evidenza “sinodale” emerge in papa Francesco dopo quell’apertura in termini di estensione di ascolto a chi è realmente coinvolto nelle questioni trattate. Il caso più evidente è quello del questionario proposto come ascolto del popolo di Dio prima delle assemblee sinodali sulla famiglia. Da tale esperienza il papa ha maturato l’idea di una Chiesa sinodale espressa nel discorso nel 50mo del Sinodo dei Vescovi (17 ottobre 2015). Qui dice che la sinodalità è il cammino che Dio si attende dalla Chiesa del terzo millennio. Un cammino fatto di ascolto, gli uni degli altri. Un’ascolto fatto nello “Spirito”, secondo la “parola di Dio”.
Prima l’ascolto del popolo, poi l’ascolto dei vescovi, poi l’ascolto del papa. Il papa evidenzia l’attenzione al popolo di Dio, infallibile in credendo. Francesco, nella Costizione apostolica Episcopalis Communio interviene sul sinodo trasformandolo da evento in processo, a partire, dalle chiese particolari, in ascolto del popolo di Dio. Un processo che passa per il discernimento dei vescovi a livello di Conferenze episcopali nazionali e continentali e che porta alla redazione di un Instrumentum laboris condiviso, nato dall’ascolto di tutti. L’assemblea sinodale costituirà il momento di maggior concentrazione di questo dinamismo attuato in una continua restituzione multidirezionale. È il modo in cui il Sinodo deve essere inteso anche nelle Chiese locali. Va detto che il passato di ciascuna Chiesa non è mai azzerato, ma è sussunto come patrimonio per esprimersi nell’oggi. Così deve essere del Convegno di Firenze 2015, da non dimenticare (l’amnesia di cui ha parlato papa Francesco ai vescovi). Così deve essere dei Convegni in ciascuna Chiesa. Non amnesia del passato, quindi, ma “memoria” per il discernimento.
Un cammino sinodale diviene processo “di conversione” per tutti. Familiarandoci (anche in termini ecumenici e interreligiosi), imparando, discernendo, agendo.