Pier Giuseppe Accornero – sacerdote, giornalista, scrittore
Papa Francesco ribadisce: non è sufficiente «lavorare per o con i poveri»; bisogna «aprire cammini nuovi perché i poveri possano diventare i protagonisti del cambiamento. San Francesco amava i poveri e non disprezzava la loro povertà. Il nostro capitalismo, invece, vuole aiutare i poveri ma non li stima, non capisce la beatitudine paradossale “Beati i poveri”. Non dobbiamo amare la miseria ma combatterla creando lavoro, e lavoro degno. Da qui devono partire i giovani imprenditori ed economisti».
È stato un fine settimana impegnativo per il Pontefice, che ha sempre più difficoltà a camminare e che il 17 dicembre compirà 86 anni: sabato 24 settembre ad Assisi incontra mille giovani imprenditori e dirigenti dell’«Economy of Francesco»; domenica 25 a Matera conclude il 27° Congresso Eucaristico nazionale.
Tre le indicazioni di percorso
La prima: «Guardare il mondo con gli occhi dei poveri e assumere la prospettiva delle vittime e degli scartati. Credetemi, se diventate amici dei poveri, se condividete la loro vita, condividerete anche qualcosa del Regno di Dio». La seconda: «Creare lavoro, buon lavoro» e non dimenticare i lavoratori. La terza: «Gli ideali, i desideri e i valori devono tradursi in opere concrete. Insieme al cuore e alla testa è necessario usare anche le mani. Le idee sono necessarie, ci attraggono molto ma possono trasformarsi in trappole se non diventano “carne”».
Bergoglio ad Assisi firma il «Patto dei giovani»
Un migliaio da 120 Paesi, individualmente e tutti insieme, si impegnano a generare una economia «di pace e non di guerra, che contrasta la proliferazione delle armi, specie le più distruttive, che si prende cura del creato e non lo depreda; un’economia del Vangelo a servizio della persona, della famiglia e della vita, rispettosa di ogni donna, uomo, bambino, anziano; un’economia dove la cura sostituisce lo scarto e l’indifferenza; un’economia che non lascia indietro nessuno e in cui le pietre scartate diventano pietre angolari. Un’economia che riconosce e tutela il lavoro dignitoso e sicuro; un’economia dove la finanza è alleata dell’economia reale e del lavoro; un’economia che combatte la miseria in tutte le sue forme, riduce le diseguaglianze e sa dire “Beati i poveri”; un’economia guidata dall’etica della persona e aperta alla trascendenza, che crea ricchezza per tutti, che genera gioia e non solo benessere». «In questa economia crediamo. Non è un’utopia perché la stiamo già costruendo».
Un incontro a lungo atteso, spiega Francesco: «Siete chiamati a diventare artigiani e costruttori della Casa comune che sta andando in rovina. La vita di Francesco d’Assisi, dopo la conversione, è stata una profezia, che nella Bibbia coinvolge i giovani: Samuele, Geremia, Ezechiele, Daniele, portatori di uno spirito di scienza e di intelligenza. La Bibbia è piena di alberi e piante, dall’albero della vita al granello di senape. E San Francesco ci aiuta con la sua fraternità cosmica con tutte le creature».
La preghiera: «Benedicili nelle loro imprese»
«Padre, ti chiediamo perdono per aver ferito gravemente la Terra, per non aver rispettato le culture indigene, per non avere stimato e amato i più poveri, per aver creato ricchezza senza comunione. Dio vivente, che con il tuo Spirito hai ispirato il cuore, le braccia e la mente di questi giovani e li hai fatti partire verso una terra promessa, guarda con benevolenza la loro generosità, il loro amore, la loro voglia di spendere la vita per un ideale grande. Benedicili nelle loro imprese, nei loro studi, nei loro sogni; accompagnali nelle difficoltà e nelle sofferenze. Sostieni i loro desideri di bene e di vita; sorreggili nelle loro delusioni; fa’ che non si scoraggino e continuino nel cammino. Dona loro la gioia di trasformare il mondo con l’amore, con l’ingegno e con le mani».
Cambiare modello di sviluppo prima che sia troppo tardi
Eletto il 13 marzo 2013, fin dall’esortazione «Evangelii gaudium» (24 novembre 1913) parla di «economia che uccide nel gioco della competitività e della legge del più forte, dove il potente mangia il più debole. Così grandi masse di popolazione sono escluse ed emarginate: senza lavoro, senza prospettive, senza vie di uscita. È la “cultura dello scarto”: gli esclusi sono sfruttati, sono rifiuti e avanzi». Parole che avevano suscitato l’accusa grossolana e infondata di «Papa marxista». Da Assisisi chiede un cambiamento del modello di sviluppo, «se vogliamo salvare l’umanità minacciata da pandemie, guerre e cambiamenti climatici. Un’economia che si esprime in una visione nuova dell’ambiente e della Terra. Non basta fare il “maquillage”, bisogna cambiare il modello di sviluppo: la Terra brucia oggi e oggi dobbiamo cambiare».
Rispetto al 2013 la situazione è più tragica, soprattutto per l’aggressione e la guerra di distruzione della Russia di Putin contro l’Ucraina, che fornisce ai governi le motivazioni per richiudere nei cassetti le già poco incisive politiche ecologiche. Nell’enciclica «Laudato si’» (24 maggio 2015) fame, guerre, migrazioni e cambiamenti climatici sono interconnessi: «Il grido dei poveri e il grido della Terra sono lo stesso grido. Bisogna ridurre miseria e diseguaglianze». Il futuro è fosco per la minaccia nucleare di Putin e la folle corsa al riarmo. Da Assisi arriva il messaggio di speranza dei giovani decisi a impegnarsi per un’economia più umana.