“Solo accompagnando il pastore nei suoi movimenti, che paiono tanto irrequieti, si familiarizza con la periferia”. Lo ha affermato questa mattina monsignor Giuseppe Ghiberti, biblista della diocesi di Torino, intervenendo alla 67ª Settimana nazionale di aggiornamento pastorale promossa a Pianezza (To) dal Centro di orientamento pastorale. Nella sua lectio, mons. Ghiberti ha affrontato la “dialettica” centro-periferia nella Bibbia partendo con l’osservare che “il termine ‘periferia’ può riferirsi a situazioni tra loro diverse” e quindi offre “una pluralità di senso”. Il biblista si è soffermato inizialmente sul “deserto”, che è “una delle realtà della periferia”. Una realtà che presenta “condizione di disagio” e perciò è “luogo che ospita forze ostili” oltre a presentare “assenza di fecondità, presenze demoniache”. Ma “il deserto – ha aggiunto – può ospitare realtà positive, offrendo condizioni di rinascita, soprattutto morale, di preparare ad una missione, di incontrare Dio in un’intimità non disturbata”. Dopo aver parlato di come nell’Antico Testamento “la Bibbia torna più volte sull’abbinamento infausto: il povero è ignorante, un castigato da Dio, un membro sgradito alla comunità”, il biblista ha cercato di rispondere alle domande: “Con la rivelazione, giunta alla perfezione, centro e periferia continuano ad indicare le stesse realtà? Dove sta il centro nella venuta di Gesù?”. “Per i Vangeli sinottici (Marco, Matteo e Luca) – ha spiegato – è più centro la Galilea, per Giovanni è centrale la presenza di Gesù a Gerusalemme, anche se così carica di sofferenza”. E poi, ha aggiunto, “cosa c’è di più periferico del cadavere di Gesù morto crocefisso e di più centrale di quel tempio che risorgendo supera le dimensioni dello spazio?”. Ghiberti ha poi rilevato come “anche per le prime comunità cristiane è difficile distinguere tra centro e periferie”. Dopo aver analizzato la dinamica centro-periferia per i primi cristiani, per le altre religioni, per i non credenti, il biblista ha anche evidenziato come “fonte di collocamento nella periferia è l’età che avanza. La periferia della vecchiaia non è garanzia automatica di vicinanza a Dio, ma sembra essere condizione di particolare disponibilità per realizzarne le condizioni”. Ghiberti ha concluso parlando “dell’altro recinto”. “Se Gesù cura la protezione delle pecore nell’ovile, questo diventa il centro” ma “ci sono pecore che sono rimaste fuori, addirittura in altri recinti”. Ma “il buon pastore le chiama tutte e le attira al suo seguito. Si direbbe che non conta nemmeno tanto il dentro o il fuori del recinto quanto l’ascoltare la voce, il raccogliersi in un solo gregge”. “Il rapporto con il pastore – ha concluso – si gioca là dove lui si muove alla ricerca delle pecore, che oggi forse più che in passato sono in periferia, lontane dal centro”.
(Fonte SIR)